Ecco perché quella di Putin è stata una doppia sconfitta

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Ecco perché quella di Putin è stata una doppia sconfitta

Ecco perché quella di Putin è stata una doppia sconfitta

07 Dicembre 2011

Se per caso avete visto Medvedev e Putin, in diretta tv, commentare con la stampa i risultati delle recenti elezioni parlamentari, avrete notato le loro facce veramente scurissime e un poco sconvolte. Avrete, in questo caso, facilmente pensato che la perdita del 15% dei voti per il loro partito fosse la ragione. In realtà entrambi conoscono i dati reali e sono, con ottime ragioni, molto preoccupati. Il quasi 50% dei consensi ottenuto da “Russia Unita” sono infatti, in buona parte, puramente virtuali

Devo ringraziare un conoscente russo che, qualche tempo fa, mi spiegò perfettamente come funzionano i brogli elettorali e come questi si possono individuare in maniera inoppugnabile grazie alla matematica. In pratica, mi spiegò, i voti realmente espressi vengono davvero contati, ma il governo aumenta i suoi voti con due forme di brogli. La prima è il voto plurimo, permesso grazie alla possibilità, concessa a un discreto numero di elettori, di votare dove non si è registrati nelle liste elettorali. In questo modo un po’ di gente vota dove risiede e pure dove non risiede.

Ma un numero ancora più elevato di suffragi viene ottenuto con la semplice aggiunta di vagonate di schede già votate a favore di “Russia Unita” a quelle realmente compilate dagli elettori. Questo sistema ha solo un piccolo difetto: aumenta il dato dell’affluenza alle urne in maniera perfettamente proporzionale al livello, più o meno elevato, di manipolazione. In tal modo la matematica è in grado, con semplici calcoli, di rivelare l’esistenza dei brogli stessi, tramite l’analisi incrociata dei dati dell’affluenza coi risultati elettorali.

Nella città di Mosca, in occasione delle ultime elezioni amministrative, è bastato confrontare la media dei voti ottenuti dal partitone putiniano nei dieci seggi con la minore affluenza con i dieci con l’affluenza più elevata per calcolare il livello dei brogli e ottenere i risultati reali. Se la memoria non mi inganna, in quel caso, si “regalarono” il 15% dei voti e Mosca non passa per essere la capitale dell’imbroglio elettorale. Sapendo queste cose, mi sono dilettato, prima di queste elezioni, ad analizzare i dati del 2007 (elezioni parlamentari). Ho diviso le unità amministrative in gruppi in base all’affluenza, più del 50,60,70,80,o 90% e calcolato la media del consenso raggiunto dal partito di governo nei diversi tronconi.

Esiste effettivamente una perfetta corrispondenza matematica, più numerosi sono gli elettori, più alto il consenso per Putin e soci. La regione con la percentuale di votanti più scarsa? San Pietroburgo (51,58%) . Quella col voto più basso per “Russia Unita”? Ci avete azzeccato… San Pietroburgo (50,33%). E la regione con l’affluenza più “sovietica”? Cecenia (99,46%) e se state pensando che sia il posto dove il partito che comanda abbia avuto più voti ci avete preso in pieno! (99,36%). Non stupisce che in Russia diversi distretti abbiano avuto più schede votate che elettori iscritti nei registri. A occhio stimo che questa volta il voto reale a favore del governo si sia aggirato attorno al 30%, aumentato artificialmente a quasi 50. Ma c’è di più, un numero consistente di cittadini non va a votare considerando le elezioni una gigantesca buffonata. Se votassero anche loro il buon Putin avrebbe, secondo i miei molto empirici e criticabilissimi calcoli, circa il 20/21%.

Molti potrebbero dire che però ci sono stati anche exit-poll e sondaggi, con esiti non molto diversi dal risultato elettorale ufficiale. Chi credete che li abbia fatti gli exit-poll? Una società statale di sondaggi, i cui dirigenti sono nominati da Putin in base alla loro fedeltà politica, a cui  è bastato aggiungere al risultato reale (in parte inficiato dal voto plurimo) i dati previsti di manipolazione et voilà il gioco è fatto! Diverso il discorso per i sondaggi, che davano addirittura un risultato migliore di quello effettivamente ottenuto dai “governativi”. In questo caso ci viene in soccorso un sondaggio, eseguito qualche tempo fa, in tutti gli stati della defunta Unione Sovietica, dalla Gallup. Fu chiesto cosa si pensasse  del governo e della classe politica del proprio paese e i risultati furono sconcertanti. Nei paesi che consideriamo democratici o abbastanza democratici i giudizi furono negativi o molto negativi, mentre al contrario in quelli che di democratico avevano ben poco i cittadini si dichiararono felici ed entusiasti.

La Russia fu preceduta solo da qualche simpatico stato che finisce per “stan” in fatto di gradimento per il potere. Insomma era un classifica della paura. Se un tizio ti chiama al telefono e ti chiede cosa pensi del governo in certi paesi ti viene spontaneo rispondere che lo adori. Per questo, anche in Russia, il gradimento ottenuto nei sondaggi da chi comanda è gonfiato dal timore che dall’altra parte del filo ci sia un agente dell’FSB, oppure un sondaggista che poi consegnerà le risposte con tanto di nomi cognomi e indirizzi alle autorità, e per questo i sondaggi sono sempre falsati a favore di chi è al potere…