
“Ecco perché scienza e fede possono stringersi la mano”. Intervista a Francesco Agnoli

08 Luglio 2020
“Scienziati, dunque credenti”. Il libro del professor Francesco Agnoli, che abbiamo intervistato, si propone di indagare la perfetta sovrapposizione che esiste tra fede e ragione. Le storie personali, oltre che scientifiche, delle personalità indagate bastano da sole a testimoniare quanto la sfera spirituale e quella logico-razionale possano essere coincidenti.
Gentilissimo Professore, Cantagalli ha di nuovo pubblicato “Scienziati, dunque credenti”. Un libro ancora attuale, persino in questi tempi pandemici…
Sì, perché il tema del rapporto tra scienza e ragione e tra scienza e fede è sempre attuale. Basti pensare al coronavirus: abbiamo visto la nostra ignoranza dinanzi ad una forma di vita assolutamente semplice… eppure misteriosa. C’è una visione della scienza del tutto antiscientifica, figlia soprattutto di filosofi e scienziati di terz’ordine, per la quale lo scienziato sarebbe una specie di sacerdote che non ha bisogno di Dio, perché sa tutto. Secondo questa vulgata la scienza sperimentale esaurirebbe la ragione ed escluderebbe la fede. Una visione del tutto assurda, sia perché la ragione è assai più vasta della scienza sperimentale – che non riesce a dirci nulla sul senso della vita, gli affetti, l’amore…cioè l’essenziale – sia perché la scienza vera apre al mistero, apre alla fede, e non viceversa. Nel libro lo spiego mettendo insieme filosofia e pensiero dei padri della scienza. Faccio parlare loro. Ad esempio, visto che abbiamo parlato di coronavirus, Louis Pasteur, padre della microbiologia sapeva bene che la stessa vita (bios) è per noi un vero “mistero” (non sappiamo come sia nata; non ne abbiamo neppure una definizione, ma solo parziali descrizioni; non sappiamo perché sia così improbabile, eppure così abbondante sulla Terra ecc.), e che tale mistero apre la porta alle domande ultime. Pasteur era un fervente cattolico, mentre i positivisti del suo tempo, come August Comte, credevano nella religione della scienza. Oggi studiamo Pasteur in biologia e Comte in filosofia, ma Pasteur era un grande scienziato ed un ottimo filosofo, Comte uno scienziato molto mediocre ed un filosofo addirittura imbarazzante. Però nella vulgata passano più le idee del padre del positivismo che quelle del padre della microbiologia.
Sembra esserci un riecheggio ratzingeriano nelle sue argomentazioni. Perché fede e ragione coincidono?
Ratzinger è un tedesco che conosce il pensiero di giganti come Werner Heisenberg e Max Planck, per citarne solamente due. Cioè persone che hanno dato un grandissimo contributo alla scienza, essendo uomini di fede. Di più: per loro Dio è “all’inizio della religione e alla fine della scienza”, nel senso che lo scienziato che parte dalla natura finisce per arrivare a Dio. Vivendo sotto il nazismo, con colleghi premi Nobel che lo sostennero e scienziati che lavoravano alle armi di distruzione di massa, Heisenberg e Planck, che deridevano il materialismo come una vecchia “superstizione”, misero in luce il fatto che la scienza e la sapienza non sono la stessa cosa. La scienza sperimentale non ti dice nulla su cosa fare nella vita, non ha valenza morale: ma mentre un bravo scienziato può costruire la bomba atomica per tirarla in testa al prossimo, un uomo sapiente è ben altra cosa, anche se non conosce la struttura dell’atomo! Ratzinger sa che la Germania nazista era il paese più secolarizzato d’Europa, ma anche uno dei più avanzati, scientificamente parlando: secolarizzazione e scientismo hanno partorito un mostro. Detto questo non c’è bisogno di essere “ratzingeriani”: i papi interessati alla scienza ci sono sempre stati, sin dal medioevo; non per niente l’Italia, cioè il paese più fortemente legato alla Chiesa di Roma, è stata la culla della scienza. Benedetto XIV, per fare un altro nome, era amico del terziario francescano Luigi Galvani, e nominò le prime professoresse universitarie donna della storia: la fisica Laura Bassi, la matematica Maria Gaetana Agnesi… Anche Pio XII fu attentissimo al rapporto scienza e fede: ricordo solo il suo rapporto con George Eduard Lemaitre, il prete che per primo teorizzò espansione della galassie e Big Bang. No, tra scienza e fede non c’è coincidenza ma compatibilità. La fede non è credere in Dio: per questo basta la ragione dei filosofi antichi, bastano le argomentazioni classiche di Platone, Aristotele, Tommaso, Cartesio, Leibniz, Cantor, Boole… : la fede è fidarsi di Dio. La ragione riconosce che esiste un ordine e un Legislatore del Cosmo, che il caso non giustifica nulla, neppure l’esistenza dei sassi, la fede invece porta ad amarlo, a ricercarlo, a considerarLo un Padre.
Genetisti cattolici: ci spiega chi ha fondato la genetica e perché c’è una stretta correlazione tra questa scienza ed il mondo cattolico?
Sarò brevissimo. Il padre della genetica è un monaco agostianiano, Gregor Mendel; il padre della citogentica è un servo di Dio, il francese Jérôme Jean Louis Marie Lejeune; l’uomo che ha guidato il Progetto Genoma, Francis Collins, medico e genetista vivente, è partito dall’ateismo per approdare alla fede in Dio (si veda il suo “Il linguaggio di Dio”). Ogni linguaggio è un riflesso del Logos.
E la teoria dell’evoluzione?
Sant’Agostino diceva già che “Il mondo è come una donna incinta: porta in sè la causa delle cose che verranno alla luce in futuro“ (De Trinitate, III, 9, 16). Inoltre nel suo De Genesi ad litteram sostiene che i sei giorni della creazione non vanno intesi in senso letterale, come giornate solari (anche perché nel Genesi Dio distingue il giorno e la notte solo il quarto giorno), ma come “scenari in cui il creato si dà, secondo un certo livello di sviluppo, in attesa di una ulteriore mutatio” (Paolo Pagani). Abbiamo citato prima il sacerdote che teorizzò il Big Bang, cioè un processo evolutivo. Pio XII salutò con calore la sua ipotesi spiegando che la scienza contemporanea mette in luce “1) la mutabilità delle cose, compreso il loro nascere e la loro fine; 2) l’ordine di finalità che riluce in ogni angolo del Cosmo”. L’evoluzione è un fatto che ci dice, riguardo al Cosmo, che esso è nato, che esso diviene, che esso “persegue” un fine: esattamente ciò che crede un cattolico (anche perché il divenire è un attributo degli enti possibili e finiti, non di Dio). Altra cosa l’evoluzionismo casualista, che è una filosofia, non scienza. Una filosofia che non dà conto dell’origine dell’Universo e che sostiene, senza poterlo provare, che l’evoluzione per caso genera ordine e complessità.
Ma per utilizzare argomenti storici, il primo che sostenne l’evoluzione della Terra è il padre della geologia, Niccolò Stenone: dopo aver scoperto il “dotto di Stenone”, fondato la stratigrafia, proposto la I legge della cristallografia, svolto i primi studi anatomici sul cervello, diventò prete e vescovo. Ed è un beato. Anche riguardo all’evoluzione della vita, i teorici sono due: Charles Darwin e Sir Alfred Russell Wallace. Il primo agnostico, il secondo teista.
Alcuni ambiti indagati dalla scienza rimangono inspiegabili. Uno di questi è il fatto che la mente sia cosciente. Professore, che cos’è la coscienza?
Oggi sappiamo che la scienza pone domande e dà solo piccole risposte. Una parola usatissima, anche da scienziati non credenti come Carlo Rovelli, è “mistero”: è un mistero l’origine del cosmo; è un mistero l’origine della vita, è un mistero la natura del tempo… è un mistero la coscienza umana. Un mistero ed un miracolo. Se infatti un miracolo è qualcosa che accade rarissimamente, qualcosa di unico, io e lei siamo unici, come tutti i singoli uomini su questa Terra. Siamo unici e compiamo atti unici, irripetibili. Sintetizzo al massimo: ognuno di noi ha un cervello, più o meno simile che obbedisce alle stessi leggi della chimica e della fisica, eppure siamo tutti diversi, perché siamo dotati di pensiero, libertà, volontà. Sul pensiero, la libertà, la volontà, invisibili ed intangibili, nessuno metterà mai le mani, o il microscopio! Nessuno potrà mai chiudere il singolo individuo in una legge fisica. Il mondo è fatto di oggetti, mentre l’uomo è un soggetto, unico, libero, in relazione con Dio. Parla con Dio quando guarda il cielo, e scopre alcune leggi degli astri, e quando guarda dentro se stesso e vi trova la legge morale, le domande di significato, le ispirazioni al bene quelle al male, Qualcuno rispetto a cui siamo responsabili