Ecco tutta la verità sull’arbitrato

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Ecco tutta la verità sull’arbitrato

03 Maggio 2010

 

Purtroppo la vicenda dell’arbitrato non trova pace. Si pensava che dopo le modifiche introdotte, in sede referente, dalla Commissione Lavoro – per aderire alle osservazioni del messaggio di rinvio alle Camere del Presidente della Repubblica – il testo sarebbe stato inviato al Senato per un’approvazione finale senza modifiche.

A Montecitorio, invece, le opposizioni hanno avuto buon gioco a sfruttare l’assenteismo della maggioranza (Fabrizio Cicchitto ha parlato di "sciatteria") e a far passare – nel primo voto della ripresa pomeridiana – un emendamento insidioso, non tanto in sé, quanto per le conseguenze che può avere. Ma procediamo con ordine.

La norma emendata si riferiva al ricorso delle parti (intenzionate a sottoscrivere la clausola compromissoria) alle commissioni di certificazione, tenute ad accertare la loro effettiva volontà di devolvere ad arbitri le eventuali controversie relative al rapporto di lavoro. E’ a questo punto che s’inserisce l’emendamento. Quali sono queste controversie? Il testo le indicava così: "che dovessero insorgere" ma l’emendamento le ha sostituite con la parola "insorte". Secondo l’interpretazione delle opposizioni si è trattato di un cambiamento sostanziale. Mentre nell’originaria formulazione la sottoscrizione della clausola compromissoria avveniva in modo preventivo e le parti si obbligavano a sottoporre alle forme di risoluzione stragiudiziale previste le controversie che, appunto, "dovessero insorgere", con la formulazione derivante dall’emendamento, il ricorso alla commissione di certificazione dovrebbe avvenire volta per volta. La commissione, così, non si limiterebbe ad accertare la volontà di ricorrere all’arbitrato in generale, ma all’insorgere, nel tempo, di ogni singola controversia.

Ad avviso della maggioranza, tale interpretazione non è corretta perché entra in contraddizione con l’impostazione della norma nel suo insieme e travalica persino le preoccupazioni stesse contenute nel messaggio presidenziale in tema di arbitrato. Vediamo perché, ripercorrendo l’iter procedurale a cui è sottoposta la sottoscrizione della clausola compromissoria.

Innanzi tutto è sempre bene ricordare che la clausola individuale si muove in un ambito fortemente presidiato dalla contrattazione collettiva che ha un ruolo costituente in materia. Tuttavia, la clausola compromissoria individuale non può riguardare controversie in tema di licenziamento, non può essere sottoscritta se non è trascorso, ove previsto, il periodo di prova o non sono passati 30 giorni, negli altri casi.

Deve essere certificata da una commissione apposita che ha il compito di accertare l’effettiva volontà delle parti, le quali possono farsi assistere da un legale o da un sindacalista. Quest’insieme di garanzie è stato stabilito allo scopo di aderire alla richiesta del Capo dello Stato circa la garanzia di una reale volontarietà del lavoratore, soprattutto all’atto dell’assunzione, quando la sua posizione è oggettivamente più debole. Così, la maggioranza ha proceduto a "blindare" l’atto in cui, costituendosi il rapporto di lavoro, il dipendente avrebbe potuto essere indotto a pattuire condizioni non rispondenti alla sua effettiva volontà. Non avrebbe senso, però, aggiungere a tali garanzie di carattere procedurale anche la facoltà di scegliere, caso per caso, se adire l’arbitro o il giudice togato, addirittura presentandosi di nuovo davanti ad una commissione di certificazione (come se fosse una sorta di confessore laico) per manifestare le proprie intenzioni.

Anche in questa vicenda, la sinistra dimostra di avere in mente, quando si parla di lavoro, il caso del pubblico impiego, dove è frequente che, in costanza di rapporto, il dipendente citi in giudizio l’amministrazione di appartenenza. Una circostanza, questa, che capita raramente nei rapporti privati, quando le controversie vengono rinviate, nei fatti, a conclusione del rapporto. Poter disporre, invece, di agili procedure stragiudiziali potrebbe essere di aiuto al lavoratore per poter ottenere giustizia subito. Capiterà sicuramente che tanti giuristi avalleranno, a bella posta, l’interpretazione della sinistra. Così, l’arbitrato – già tanto contrastato di per sé – muoverà i suoi primi passi in un clima di incertezza che ne scoraggerà la diffusione, perché in tanti si domanderanno se vale la pena ridurre una grande opportunità ad una processione davanti alle commissioni di certificazione.

E’ bene dunque approfondire la materia (tenendo conto di un ordine del giorno interpretativo approvato dalla Camera che fa riferimento all’articolo 808 cpc). Piuttosto che lasciare dubbi interpretativi, però, sarà meglio apportare una piccola correzione al Senato. Il provvedimento dovrebbe tornare alla Camera, raggiungendo così il record di ben sette letture. Non è colpa della maggioranza, tuttavia, se la strada delle riforme, in Italia, è faticosa ed impervia.