Ecco tutti i soldi (347 mila dollari) che Obama ha preso dai produttori di armi

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Ecco tutti i soldi (347 mila dollari) che Obama ha preso dai produttori di armi

13 Marzo 2012

Una convinzione piuttosto radicata nelle menti degli Europei in generale e degli italiani in particolare (soprattutto fra quelli che tendono a sinistra) è che i Repubblicani statunitensi siano prevalentemente guerrafondai e i Democratici siano sostanzialmente pacifisti.

Per smontare questa convinzione approssimativa e fuorviante basta ripercorrere la storia degli Stati Uniti dell’ultimo secolo e fare due conti, con l’obiettivo di scoprire chi dei due fece più guerre. Constateremo allora che il presidente Wilson, che guidò gli USA nella grande guerra, era un democratico, così come furono democratici Roosevelt e Truman che gestirono la partecipazione americana al secondo conflitto mondiale.

Il democratico Truman gestì anche la guerra di Corea mentre i democratici Kennedy e Johnson si impelagarono in quella del Vietnam. Anche senza contare i colpi di mano falliti, come lo sbarco kennedyano nella Baia dei Porci a Cuba nel 1961 e il disastroso raid ordinato da Carter nel 1981 nel tentativo di liberare gli ostaggi detenuti nell’ambasciata americana in Iran, fu il democratico Clinton a bombardare Afghanistan e Sudan nel 1998 e la Serbia nel 1999.

E facciamo grazia a Barack Obama, premio Nobel preventivo per la pace, delle sue guerricciole in Iraq e Afghanistan (dove non gli va imputato l’inizio delle ostilità ma solo il “surge”), quella in Libia già conclusa e quella contro l’Iran sul punto di iniziare.

Accertato che i presidenti democratici fecero più guerre dei loro omologhi provenienti dal Grand Old Party, diamo un’occhiata alla campagna elettorale in corso oltreoceano, che deciderà il successore di Obama alla Casa Bianca.

Mentre in Italia i finanziamenti ai partiti sono avvolti nella nebbia e danno luogo ai noti scandali (primarie assurde, tessere fasulle, rimborsi gonfiati a dismisura, tesori e tesoretti nascosti in Tanzania o sperperati fra vacanze alle Bahamas e strapagati spaghetti al caviale), negli USA tutto è trasparente e codificato. 

La US Federal Election Commission monitorizza accuratamente e rende pubbliche tutte le donazioni private ai candidati, con la conseguenza che di loro si sa tutto: quanti personaggi li hanno finanziati, per quale importo e in quale data.

È particolarmente interessante esaminare le sovvenzioni ai candidati alla Casa Bianca effettuate da personaggi (manager, dirigenti, impiegati) legati all’industria della difesa e della sicurezza. A chi hanno dato i loro soldi i boss della Boeing, della Deloitte o della Lockheed Martin? Partiamo dal basso.

Il candidato repubblicano Rick Santorum nel 2011 ha ottenuto 20 contributi per un totale di 8.150 dollari: una sommetta modesta, con la quale Lusi ci farebbe un paio di notti all’hotel Carlton di Londra. Modesta anche se confrontata con quanto ha ricavato un altro candidato repubblicano, Newt Gingrich che ha ottenuto oltre il triplo di Santorum: 27.310 dollari provenienti da 75 contributi.

Ma anche la somma di Gingrich è modesta in confronto con quella che può vantare Mitt Romney: 173.835 dollari frutto di 198 donazioni, sempre da personale operante nell’ambito dell’industria americana della difesa.

E Romney non è nemmeno il più “ricco” fra i candidati repubblicani, dato che Ron Paul nel 2011 lo ha superato di poco: 824 contributi equivalenti ad un totale di 177.413 dollari e 39 centesimi. Sì, anche 39 cents, perché alla Federal Election Commission nulla sfugge.

E ora viene la sorpresa. Quanto ha ricavato Obama dalle donazioni dei costruttori di armamenti convenzionali e nucleari, carri armati, aerei da guerra, sommergibili, portaerei, radar, missili e bombe di precisione?

La cifra fa impallidire quelle dei suoi quattro avversari repubblicani messe insieme: ben 347.975 dollari e -come se non bastasse- 49 cents, provenienti da 1.543 contributi di boss delle industrie di sistemi d’arma, che agli assertivi candidati del GOP preferiscono (e ci sarà un motivo) il mite premio Nobel per la “pace”.

Conclusione: chi è tentato di paragonare il Partito Democratico americano con quello “de noantri” solo perché i due nomi sono analoghi, farebbe meglio a pensarci su due volte.