Edilizia: nuovi mostri crescono all’ombra del Cupolone

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Edilizia: nuovi mostri crescono all’ombra del Cupolone

03 Ottobre 2007

Li chiamano “piani di riqualificazione urbana”, li spacciano per strumenti di politica “condivisa”, a Roma fanno infuriare centinaia di cittadini e decine di associazioni e comitati di quartiere: ma per Veltroni & Co. anche casa e cemento, nell’agenda politica, finiscono per diventare una questione d’estetica. Ovvero di belle parole. E d’affari, naturalmente.

Uno su tutti il “Piano di Assetto Giustiniano Imperatore”, un programma ultramodernista di ricostruzione di un’intera zona della Garbatella, lo storico quartiere non troppo lontano dalle mura aureliane, sul cui suolo, argilloso e franoso, il Comune ha già iniziato l’abbattimento di alcuni edifici pericolanti. Sarebbe bastato offrire un alloggio decoroso ai nuclei sfollati, nemmeno un centinaio, magari risistemare a verde pubblico e parco attrezzato l’area sgomberata per ridare ossigeno alla borgata oppressa dal cemento. Invece no. Si sa, se Walter si muove, le cose le fa in grande. E, soprattutto, con stile.

Ecco allora l’idea: indire un concorso per architetti, sborsare dalle casse capitoline la bellezza di 9 milioni e 850mila euro, e in cambio delle opere pubbliche e d’urbanizzazione straordinarie che le imprese s’appresteranno a fare, ecco il regalo del Comune: 2.975 metri quadrati di superficie (a due passi dal centro storico) di cui 2.461 residenziali e 514 non residenziali, valore stimato 10 milioni di euro.

“Superfici che – ci tiene a sottolineare il Campidoglio nel bando di gara – potranno essere commercializzate sul libero mercato”. Quello che dovrà sorgere sulle ceneri dei vecchi palazzoni su via Giustiniano Imperatore (e non solo) sarà un nuovo complesso “a farfalla” con una previsione d’insediamento di almeno duemila nuovi abitanti. E per non farsi mancare niente ecco pure piazzato un bell’albergo a otto piani, ormai quasi ultimato alla faccia degli sgomberati, “momentaneamente” parcheggiati dal sindaco in case popolari a Pomezia .

All’assessore diessino Roberto Morassut, vero deus ex machina dell’edilizia all’ombra del Cupolone, vengono dati poteri speciali per mettere mano all’area dei cosiddetti “palazzi storti”. Sul posto, per alcuni mesi, compare un box giallo, punto informativo per i cittadini. Tanto basta alla giunta rosso-ambientalilsta per sbandierare il piano come “esempio di amministrazione partecipata”. Peccato che nessuno si preoccupi di informare gli inquilini degli edifici limitrofi che anche le loro case, pagate coi sacrifici di una vita, consolidate a spese proprie o, comunque, già realizzate secondo i criteri di sicurezza, saranno le prossime a essere immolate al dio mattone.

“Per caso – spiegano, infatti – veniamo a sapere che erano state incluse nella planimetria col colore viola, quella che indica gli stabili residenziali per cui è prevista la sostituzione in fase successiva”. Iniziano i lavori. I timori si trasformano in incubi. La prima parte del complesso nascerà su quello stesso terreno incoerente dove sotto passa il corso dell’antico fiume Ammone. Per lo sbancamento si deve procedere con estrema cautela. Morassut insiste. Vuole installare dei sensori nei condomini vicini per monitorare anche la più piccola vibrazione. I cittadini questa volta, però, si ribellano.

Nel quartiere cominciano a circolare i primi volantini: “E’ ora di aprire gli occhi”, c’è scritto. Si costituisce anche un comitato, “Vivere sulla marrana”. I tecnici capitolini vengono diffidati dal mettere piede in androni e cortili. “Con questi lavori – denunciano i residenti – sì che farete diventare pericolanti le nostre case. E sarete lì pronti come avvoltoi a buttarle giù”. Le banche, intanto, fanno sapere agli sfortunati proprietari che i loro appartamenti non sono nemmeno più ipotecabili, che nessun istituto sarà più disponibile ad accendere un mutuo su quegli immobili. E’ il dramma nel dramma.

A luglio i residenti, all’unanimità, tramite un avvocato fanno sapere al Comune che mai e poi mai aderiranno al piano di riassetto. Ma Veltroni, ormai, è troppo preso dai suoi nuovi impegni politici e il cantiere procede. Anzi. Su un tratto di strada, in via di Villa Lucina, sono giù issati nuovi cartelli. Annunciano la nascita futura di un piccolo “parco delle arti e della musica”. Altre belle parole. E la chiamano riqualificazione.

alemarani@tiscali.it