Effetto “Sicko” su Hillary e Rudy
30 Agosto 2007
di redazione
Non c’era bisogno del film “Sicko” per animare il dibattito tra i candidati presidente sul sistema sanitario americano. Tuttavia, l’ultimo lavoro di “Mr Fahreneit 9/11” ha reso sicuramente più polarizzante il confronto su questo tema, preceduto solo dall’Iraq e dall’economia, per ordine d’importanza, agli occhi dell’elettorato americano. Come è noto, “Sicko” attacca senza mezzi termini il sistema sanitario USA. Il film, fazioso per i critici di Michael Moore, dissacrante per i fan del regista di Bowling a columbine, se la prende un po’ con tutti, compresi i due superfavoriti delle prossime presidenziali, Clinton e Giuliani. Di Hillary, loda l’impegno da First Lady per la creazione di un sistema sanitario universale.
Moore lamenta però che oggi la senatrice di New York non sia più coraggiosa come una dozzina d’anni fa ed, anzi, la sua campagna elettorale è finanziata lautamente dalle aziende farmaceutiche. Un passaggio scomodo, tanto che i Clinton hanno fatto pressione sul produttore di “Sicko”, Harvey Weinstein, amico di vecchia data, perché convincesse Moore a tagliare questa scena. Tentativo andato a vuoto, ma che ha rafforzato la convinzione di quanti intravedono i tentacoli dei Clinton allungarsi sulla società americana. Anche The Major viene bersagliato dal regista, campione della sinistra senza se e senza ma. Nel film si racconta l’odissea di alcuni vigili del fuoco ammalatisi, a causa di esalazioni tossiche, mentre lavoravano a Ground Zero e che non hanno ricevuto assistenza medica adeguata. Moore dà voce a quanti contestano a Giuliani di non aver fatto abbastanza per garantire l’incolumità degli eroi dell’11 settembre. Accusa respinta con veemenza dal frontrunner repubblicano. Parlando a Cincinnati, lo scorso 10 agosto, Rudy Giuliani ha dichiarato di “non essere stato un sindaco seduto in una torre d’avorio”, aggiungendo di aver trascorso a Ground Zero un tempo “almeno pari, se non più lungo” dei soccorritori.
Guardando alle proposte di Giuliani e Clinton per la riforma dell’healthcare system, si riscontra l’utilizzo di un linguaggio dal sapore ideologico, mentre, soprattutto nel caso della senatrice democratica, mancano ancora le idee concrete. Per entrambi, il nodo gordiano è come garantire la copertura sanitaria ai 45 milioni di americani che ancora non ce l’hanno, senza far saltare i conti dello Stato. Hillary, che è rimasta scottata dal fallimento del suo piano per la sanità ai tempi della presidenza Clinton, va ora molto cauta sull’argomento, anche se per il prossimo mese ha annunciato qualche dettaglio in più. D’altro canto, il marito Bill, nel suo ultimo libro, difende a spada tratta il tentativo di Hillary di rimettere mano al sistema sanitario. Pochi giorni fa, visitando un ospedale nel New Hampshire, Hillary ha assicurato che, qualora fosse eletta presidente, migliorerà la qualità del sistema sanitario. Far fronte alla penuria di infermieri, favorire l’aggiornamento dei medici, combattere l’obesità e il diabete (mali particolarmente diffusi negli USA), abbassare il costo delle medicine, sono alcuni dei punti su cui sta battendo con più insistenza. Intanto, da metà agosto va in onda in Iowa (il primo Stato dove si voterà per la nomination) uno spot elettorale in cui Hillary afferma: “Se sei una famiglia che fatica ad andare avanti e non hai l’assistenza sanitaria, ebbene tu sei invisibile agli occhi di questo presidente”. La risposta della Casa Bianca non si è fatta attendere. La vice portavoce di Bush, Dana Perino, ha definito lo spot “immorale”.
Decisamente market oriented è la proposta di riforma di Rudy Giuliani. Il sindaco ha definito “socialista” il piano di John Edwards (costo stimato, 120 miliardi di dollari annui) e Barack Obama, che richiedono un intervento decisamente più robusto da parte delle istituzioni statali. “Questo”, ha tuonato Giuliani, “non è il modo americano di fare, non vogliamo che il governo controlli ogni cosa. Questo è il modello europeo. Gli Stati Uniti non sono la Francia”. The Major punta, invece, a promuovere una maggiore competizione tra le compagnie d’assicurazione in modo da determinare un abbassamento dei costi dei premi assicurativi. Giuliani propone anche esenzioni fiscali fino a 15 mila dollari per le famiglie più indigenti e la possibilità di accedere a buoni e rimborsi. Rudy promette inoltre di rendere più efficiente e più sicuro il processo per immettere sul mercato nuove medicine, e assicura cospicui investimenti per ridurre gli errori negli ospedali, che ogni anno costano la vita a migliaia di pazienti. Il sindaco d’America si impegna, infine, a promuovere la cultura del mangiar sano, pochi grassi e tanto moto. Le sue radici italiane non mentono.