Egitto, è l’inizio della seconda rivoluzione rabbiosa

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Egitto, è l’inizio della seconda rivoluzione rabbiosa

01 Luglio 2011

Riesplode la protesta in Egitto, dove si sono registrati nuovi e violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nella piazza di Tahrir. Le motivazioni che avrebbero dato inizio agli scontri andrebbero ricercate nella volontà popolare di accelerare i processi contro gli ex funzionari governativi. Riportiamo la testimonianza e le sensazioni di una ragazza egiziana presente alle manifestazioni che ha voluto segnalare ed inviarci, tramite il suo cellulare, alcuni spunti e una foto della manifestazione.

 

Ancora una volta nella piazza di Tahrir!

Una settimana fa, è stata rinnovata la chiamata a raccolta a Tahrir per portare a termine ciò che è stato iniziato con la rivoluzione egiziana del 25 gennaio. Tale chiamata è stata lanciata da ciò che è chiamato “la seconda rivoluzione rabbiosa” che ha deciso che la giornata dell’8 luglio sarebbe stata dedicata al raduno di un milione di persone, “Milioneya”, a Tahrir. C’è stato un dibattito sulle crescenti richieste dell’8 luglio, alcune coalizioni hanno chiesto di stilare una bozza di Costituzione prima delle elezioni parlamentari, altri erano contro questa richiesta, altri chiedevano la fine dei processi militari per i civili, lo scioglimento dei consigli locali, l’indipendenza totale della giustizia, la velocizzazione dei processi dei criminali dei vecchi regimi e l’isolamento politico delle figure del vecchio regime. Tuttavia, la violenza tra i manifestanti e la polizia non ha atteso che si svolgesse la Milyoneya l’8 luglio.

La sera del 28 giugno, si è celebrato un tributo alle famiglie dei martiri del 25 gennaio nel teatro di El-Baloon, dove sono iniziate le rivolte, poi la manifestazione si è spostato a Tahrir dove è cresciuta ed è durata per l’intera notte e il giorno successivo! Girano delle voci su chi per primo ha scatenato tali eventi: le forze di polizia? Le famiglie dei martiri? Dei criminali del vecchio regime? Il consiglio militare, che ha preso il potere per un periodo transitorio dopo la rivoluzione, ha iniziato un’indagine a seguito della quale sono state trattenute 40 persone.

Si stanno alzando alcune voci per richiedere di manifestare ancora alla piazza di Tahrir, insistendo sulle colpe del consiglio militare e sul Governo di Sharaf. La televisione nazionale, in un tentativo infinito di falsificare la realtà, finge che le forze di polizia affrontino in modo pacifico i dimostranti, i testimoni assicurano che la polizia ha abusato della forza, ha lanciato fumogeni contro i manifestanti e ha sparato loro con proiettili di gomma. Il Ministero egiziano della salute ha dichiarato che il numero di feriti ammonta a 1000. Come in passato a Tahrir, è stato allestito un ospedale da campo presso cui hanno prestato servizio dei volontari.

Alcune analisi anticipano che le forze di polizia sono tornate sotto il controllo dei generali del vecchio regime il cui potere è stato contestato dal nuovo ministro degli interni a seguito degli eventi, come atto di vendetta contro il nuovo governo e il consiglio militare.

Gli sfortunati eventi riportano alla memoria degli egiziani la “battaglia del cammello” del 2 febbraio, che ancora oggi è sotto indagine. Se tali eventi provano qualcosa, è chiaro che gli egiziani mettono ancora in dubbio la lealtà delle forza di polizia.