Egitto. Flop Baradei, “amico degli Usa”. Ma la Fratellanza cerca salvacondotto
06 Luglio 2013
di redazione
E’ durata poco la "candidatura" di El Baradei alla guida ad interim dell’Egitto. La voce circolata nel pomeriggio sul Premio Nobel viene smentita dalla tv di Stato e contestata duramente dagli islamici della Fratellanza Musulmana ma anche dal partito Al Nour, più moderato. El Baradei, espressione del fronte laico e progressista che partecipò alla rivoluzione di Piazza Tahrir, convince, ma non abbastanza da designarlo premier. Il presidente ad interim, Adly Mansour, non riesce a inserire il primo puzzle nel delicatissimo mosaico per evitare che l’Egitto sprofondi nella Guerra Civile, mentre la violenza nel Sinai si allarga. Mansour non ha spiegato quanto durerà la transizione, quando ci saranno nuove elezioni, e nel clima antiamericano che si respira nel Paese ha messo il freno a mano sul nome di Baradai, che per la Fratellanza è "un uomo degli Usa" – nonostante l’Amministrazione Obama stia facendo il possibile per evitare di essere associata a una o all’altra delle forze in campo. Intanto, circolano voci sulla costituzione di un nuovo gruppo islamista, Ansar al Shariah, l’esercito della sharia, pronto a usare la violenza per imporre la legge islamica nel Paese. Il fatto che nel frattempo la Fratellanza continui a minacciare nuovi scontri delle piazze viene letto da alcuni osservatori come una sorta di salvacondotto, nella convinzione che la breve era di Morsi è finita.Negli ultimi giorni in Egitto ci sono state 37 vittime tra manifestanti e forze dell’ordine. L’esercito ha destituito Morsi ed ha permesso ai ribelli di riprendere il controllo di Piazza Tahrir. I militari stanno riproponendo la politica del fu presidente Mubarak, pugno duro con i Fratelli Musulmani che non si adeguano.