Egitto: la furia dei fascisti islamici contro i bambini cristiani
26 Maggio 2017
Un commando composto da una decina di uomini armati di mitragliatrice, e a volto coperto, ha aperto il fuoco su un autobus che trasportava un gruppo di cristiani copti. Nel mentre, si sono messi anche a filmare la strage: sono 28 – per adesso – le vittime dell’attentato avvenuto nella città di Minya. Gli attentatori, secondo quanto riportato dai media egiziani, hanno affiancato il pullman con due diverse auto, per poi aprire il fuoco: oltre alle vittime, in 25 sono rimasti feriti. Secondo la stampa egiziana, sull’autobus viaggiavano circa 40 bambini ed un accompagnatore, un religioso. La comitiva, secondo quanto riferiscono i media locali, era diretta al monastero di San Samuele Confessore, nella regione di Minya, 220 km a sud de Il Cairo.
Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attacco che arriva dopo quelli del 9 aprile scorso nelle chiese copte di Tanta e Alessandria. E’ l’ennesimo attentato ai danni della comunità cristiana copta nell’indifferenza di un mondo che si ferma alle belle parole. Niente, di più. Solo il mese scorso, in occasione della Domenica delle Palme, due bombe fatte esplodere durante due celebrazioni religiose avevano provocato in tutto 44 morti e decine di feriti. I copti in Egitto costituiscono la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, nonché la più grande minoranza religiosa della regione, rappresentando circa il 15% della popolazione egiziana. La maggior parte dei cristiani aderisce alla Chiesa ortodossa copta; il resto del gruppo è diviso tra la Chiesa cattolica copta e varie confessioni cristiane protestanti. Recentemente un totale di 258 famiglie cristiane copte hanno lasciato la città di Al Arish, nel Sinai settentrionale, per trasferirsi in 13 governatorati dell’Egitto in fuga dallo Stato islamico.
In passato, anche al Qaeda aveva messo nel mirino i cristiani copti. Era il 2010 quando la cellula locale della rete guidata da Osama Bin Laden aveva promesso la “pulizia” dai cristiani nella regione del Sinai. Minacce che si sono concretizzate la notte del primo dell’anno del 2011, quando un’autobomba è esplosa davanti a una chiesa copta uccidendo 29 persone. “L’attentato di oggi colpisce la comunità cristiana copta nell’esercizio della fede, esattamente come è accaduto prima di Natale e prima di Pasqua. Allora si sono attaccate le chiese nel corso delle celebrazioni della Santa Messa, oggi si attaccano dei fedeli impegnati in un pellegrinaggio”, sono le parole di Alessandro Monteduro Direttore di ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre'(Acs) dopo l’attacco al bus di cristiani copti in Egitto.
“I Cristiani in Egitto sono bersaglio dell’estremismo islamico non solo tuttavia per una ragione di odio per una Fede diversa da quella dei terroristi – aggiunge – ma anche perché accusati di aver contribuito in modo decisivo alla destituzione nel 2012 del presidente Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, e anche di riflesso a delle scosse telluriche di assestamento che la disarticolazione bellica di Isis in Iraq e Siria sta provocando”. Secondo Monteduro “i terroristi stanno scappando da Mosul in primis, trovando per ora rifugio e solidarietà tra jihadisti del posto, nel nord del Sinai e in alcune zone della Siria stessa”. Ma di guerra di religione nessuno si azzarda, ancora, a parlare.