Egitto: quali sono i nuovi partiti politici? (Parte prima)
28 Maggio 2011
Il risultato del referendum egiziano del 19 marzo scorso per le modifiche costituzionali ha lanciato un chiaro segnale. Infatti, il settantasette per cento degli elettori che sono andati a votare ha scelto di non modificare l’articolo 2 nella Carta costituzionale secondo cui “l’islam è la religione dello stato, l’arabo la sua lingua ufficiale, la sharia la fonte principale della sua legislazione”. Vediamo allora qual è il background dei partiti egiziani che si presenteranno alle prossime elezioni previste per novembre.
Il partito nasce ad aprile scorso dalle ceneri del vecchio National Democratic Party (NDP), il partito guidato da Mubarak. L’attuale presidente del National Democratic Party (NDP) è Talaat Sadat, nipote dell’ex presidente Anwar, da sempre critico con il governo Mubarak. La gran parte del gruppo dirigente del NP è dietro le sbarre con varie accuse di appropriazione indebita mentre alcune sedi del partito sono state date alle fiamme durante le proteste di piazza Tahrir. Ora, l’NDP propone di consolidare il ruolo dei giovani e delle donne nella vita pubblica e delle organizzazioni non governative all’interno della società civile per promuovere lo sviluppo nazionale. Inoltre, tra i punti programmatici leggiamo dell’importanza di esaltare l’identità nazionale egiziana fondata sulla tradizione arabo-islamica. Un obiettivo, però, da raggiungere incoraggiando la cultura della tolleranza e del dialogo tra le diverse comunità in modo da superare le tendenze conservatrici e tradizionaliste, “un ostacolo per il progresso nazionale”. Secondo Amr Moussa, segretario generale della Lega araba e tra i papabili per la successione a Mubarak, "il PSN non è un partito nazionale; i suoi membri sono un gruppo di persone che si riuniscono per i loro soli interessi".
New Wafd Party
Il Nuovo Wafd è considerato il più forte partito di opposizione. Un’eredità arrivata dal vecchio partito Wafd, detentore di ingenti risorse finanziarie rispetto agli avversari e di sedi spalmate in tutto il paese. E nonostante negli ultimi venti anni abbia perso influenza gode ancora del sostegno dei copti e delle élite economiche. L’attuale presidente, Sayyid al-Badawi, chiederà agli elettori l’introduzione nel Paese di riforme politiche, economiche e sociali, per la promozione della democrazia, per assicurare le libertà fondamentali e i diritti dell’uomo, nel quadro di un’unità effettiva dell’Egitto. Ma, soprattutto, sta conducendo una lotta per rimandare la possibile data delle elezioni “così da consentire ai partiti dell’opposizione il tempo sufficiente ad organizzarsi seriamente”.
National Progressive Unionist Party
Il National Progressive Unionist Party (NPUP) è stato fondato nel 1976 sotto l’influenza dell’ex Unione socialista araba per poi essere sciolto dal presidente Anwar Sadat. L’NPU, segnato da forti impronte marxiste e nasseriste, propone la costituzione di una società socialista attraverso il processo di partecipazione popolare. Il partito è attualmente guidato dal presidente Mohammed Rifat al-Saeed. Eppure negli ultimi anni sono venuti a mancare l’appoggio e il sostegno da parte della classe operaia, dei sindacati, delle università e degli intellettuali. Anche il partito considerato come il difensore dei principi della rivoluzione del 1952 ha esortato il governo ad interim rinviare le elezioni parlamentari in modo da concedere agli sfidanti di tempo sufficiente per prepararsi. Una richiesta che non si potrà rifiutare. Infatti, l’NPUP aveva già boicottato le elezioni presidenziali un prima volta nel 2005.
The Nasserist Party
Il partito nasserista sponsorizza il nazionalismo arabo e cerca di riproporre altri ideali connessi alla rivoluzione del 1952. Tuttavia, l’attuale presidente, Sameh Ashour, dovrà al più presto rivedere il programma del partito. Ispiratati dalle rivolte di piazza, infatti, più di due terzi del Nasserist Party ha invitato la leadership a modernizzare i discorsi e a riscrivere l’agenda politica per rispondere “sfide politiche contemporanee invece di pensare ancora ai tempi di Nasser”.
“Mano nella mano, costruiamo il domani”. Questo è lo slogan scelto da al-Ghad (“il domani”) uno dei partiti più attivi in Egitto. L’attuale presidente Ayman Nour è un centrista liberale. Nour è stato privato della sua immunità parlamentare e arrestato il 29 gennaio 2005. Essendo un pregiudicato rischia di non poter concorrere alle prossime elezioni presidenziali. Intanto, propone di ampliare la sfera della partecipazione politica attraverso una riforma costituzionale in modo da limitare i poteri del presidente e dare la possibilità a più sfidanti di candidarsi. Inoltre, Nour mostra un forte interesse per i problemi legati ai diritti umani (la madre ha diretto vari istituti di beneficenza). Ma non parlategli d’Israele. Infatti, oltre a sostenere la riapertura del valico di Rafah, non riconosce il trattato di pace tra il Cairo e Gerusalemme.
Socialist Liberal Party (al-Ahrar)
Il partito liberale socialista è stato istituito dal presidente Anwar Sadat nel novembre 1976. Il partito è attualmente guidato dal presidente Ahmed Helmy Salim e continua a editare il settimanale al-Ahrar uno dei più annosi giornali d’opposizione nel paese. Una buona parte del proprio elettorato è rappresentata da conservatori religiosi e, infatti, tra i punti programmatici viene proposto “il Corano e la sharia come gli unici rimedi per risolvere i problemi sociali in Egitto”.
Il National party ruota intorno alla personalità eccentrica del fondatore: Ahmed al-Sabahi. Al-Sabahi crede fermamente nell’unità nazionale e per ottenerla chiede a tutti i cittadini egiziani di tornare ad indossare il tarboush (fez): un copricapo diventato il marchio e il simbolo del National Party. Un’idea, oltre a quella di impiantare una democrazia di stampo socialista, che non è stata apprezzata dagli elettori. Infatti, nelle elezioni presidenziali del 2005, al-Sabahi conquistò un mero 0,1 per cento dei voti.
Egyptian Arab Socialist Party
Il partito socialista egiziano è stato istituito nel 1976 dopo l’introduzione del sistema multi-partitico del presidente Sadat. Fin dai primi anni di vita il partito ha sviluppato un forte impegno per la giustizia sociale e la riduzione della disuguaglianza economica. Il partito propone di rilanciare le riforme agrarie, lo sviluppo delle imprese e delle industrie di proprietà egiziana e l’eliminazione di privilegi speciali per gli espatriati britannici e per gli altri stranieri residenti in Egitto. I “nuovi socialisti”, inoltre, si impegnano a far rivivere i valori tradizionali islamici e a “bonificare” tutto ciò ascrivibile alla culturale occidentale (dai bar ai villaggi turistici). La sharia come base della governance e della legislazione è, infatti, bene accetta.
The Green Party
Il partito dei Verdi è stato fondato nell’aprile del 1990 da Hassan Ragab, un ex ambasciatore che ha ottenuto l’autorizzazione legale da un ordine del tribunale cairota. Il partito si batte per la tutela dell’ambiente, la conservazione delle risorse naturali e la riduzione della povertà. Il Green Party ha anche proposto di abbassare l’età di voto a sedici anni e di risolvere i problemi ambientali attraverso i principi islamici del governo.
Democratic Unionist Party
Mohammed Abd-Moneim Tork, un ex direttore di banca, ha istituito il Partito democratico unionista nel 1990. Il partito è attualmente guidato dal figlio del fondatore, Ibrahim Tork, e sostiene l’unificazione dell’Egitto e del Sudan. Secondo Tork il popolo egiziano non era stato adeguatamente consultato quando si è raggiunto l’accordo federalista anglo-egiziano del 1953 che ha concesso al Sudan il diritto di auto-governo. Oltre alle aspirazioni espansionistiche, il partito chiede una netta separazione tra la sfera religiosa e quella politica. Mentre per sviluppare l’economia del Paese intende rafforzare il settore privato e stabilizzare i prezzi dei beni essenziali.
(Continua…)