Egitto, un altro assalto contro i turisti occidentali. E Mubarak tace

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Egitto, un altro assalto contro i turisti occidentali. E Mubarak tace

23 Febbraio 2009

Ancora una volta a essere colpiti sono i turisti occidentali. L’attentato di ieri al Cairo è costato la vita a una ragazza francese di 17 anni mentre 18 suoi connazionali sono rimasti feriti in modo lieve, insieme a viaggiatori tedeschi sauditi e 4 cittadini egiziani. E’ la seconda bomba che macchia di sangue le strade davanti al Suk. Nel 2005, uno studente di ingegneria di 24 anni si era fatto esplodere a qualche metro di distanza dal luogo dell’attacco di oggi, con un’altra bomba rudimentale rinforzata da pallini di ferro, uccidendo 2 turisti francesi e un americano.

Il presidente Sarkozy ha espresso “profonda emozione” facendo le sue condoglianze alla famiglia della vittima. Il governo egiziano non ha commentato l’attacco ma ci sono già stati alcuni arresti, un uomo e alcune donne coperte dal niqab che erano nei pressi del bazar. Si seguono due piste: quella del terrorismo – al Zawahiri, il medico egiziano braccio destro di Bin Laden, è uno che mantiene sempre le promesse; oppure una punizione al “Faraone” Mubarak per il suo ruolo di mediatore svolto durante e dopo la Guerra di Gaza (ieri l’Egitto aveva parzialmente aperto i suoi confini con la Striscia).

Si torna a prendere di mira i turisti ed è un vero miracolo che gli occidentali continuino a fidarsi dei tour operator che propongono vacanze in Egitto. Negli ultimi cinque anni sono stati uccisi circa 130 turisti occidentali con autobombe, kamikaze, ordigni esplosivi. Gli attentati più gravi si sono verificati a Taba, Sharm el Sheikh, nelle località turistiche sul Mar Rosso. Se aggiungiamo anche i morti del decennio precedente arriviamo facilmente a 250 vittime e centinaia di feriti. Con l’industria turistica si colpisce uno dei punti chiave della globalizzazione.

Fa riflettere anche la dinamica di quest’ultimo attentato. Non si è trattato di una operazione su vasta scala e neppure di un attacco con esplosioni multiple, sul modello iracheno o di Mumbai. La bomba carica di chiodi era innescata in un contenitore per bevande ed è scoppiata nel pressi di un bar all’entrata del Suk, a un lato della moschea di Al Hussein e di fronte all’università di Al-Azhar. Un’altra è stata disinnescata. Potrebbe essere un avvertimento, ma è più verosimile che le bombe siano state piazzate da sbandati che hanno agito in solitudine o manovrati da chissà quale kapò. Si indottrina per bene un elemento ‘islamizzabile’ con la propaganda – magari quella sulla ‘strage di Gaza’ – e il soldato viene mandato allo sbaraglio con bombe artigianali per vendicare i fratelli palestinesi. Una delle bombe s’inceppa, ma il messaggio di morte arriva lo stesso.

Gli intellettuali e i generali dell’esercito egiziano in queste ore minimizzano, ripetendo che si tratta di un gesto isolato. Ma sapere che ci sono donne e uomini egiziani pronti a sparare o a uccidere gli occidentali, com’è accaduto in passato, mette i brividi. E se dietro gli assassini non c’è alcun master of terror allora dobbiamo preoccuparci il doppio. Perché vuol dire che la propaganda e l’incitamento all’odio islamista funzionano sul serio.