Elezioni e referendum: ora la legislatura è semi-blindata
19 Aprile 2020
Il Covid-19 congela le elezioni. Secondo quanto contenuto nella bozza di decreto, che dovrebbe essere esaminato lunedì prossimo dal Consiglio dei ministri, le elezioni comunali e regionali, così come le suppletive di Camera e Senato subiranno un sostanziale rinvio.
Erano sette le Regioni chiamate alle urne questa primavera: Veneto, Liguria, Campania, Toscana, Marche, Puglia e Valle D’Aosta. La prima ad andare al voto, già domenica 19 aprile, sarebbe dovuta essere la Valle D’Aosta. Ora il decreto interviene per sancire che queste amministrazioni regionali rimarranno in carica per 5 anni e 3 mesi e andranno alle urne “tra le otto domeniche prima della scadenza del mandato e non oltre i sessanta giorni successivi al termine della durata in carica del medesimo mandato o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”: secondo i nostri calcoli la data fatidica potrebbe essere compresa tra il 12 luglio e il primo novembre.
Tra gli oltre mille Comuni interessati dalle elezioni vi sono quindici capoluoghi di provincia e quattro di regione – con città come Venezia, Reggio Calabria, Trento, Bolzano, Arezzo e Viareggio – in cui si dovranno eleggere i nuovi sindaci. Per il rinnovo di questi il decreto prevede che il turno elettorale si tenga in autunno, tra il 15 settembre e il 15 dicembre prossimi.
Infine si incrementa da 90 a 240 giorni il termine (a partire dalla data della vacanza dichiarata dalla Giunta delle elezioni) entro il quale devono tenersi le elezioni suppletive di Camera e Senato. Attualmente l’unico seggio vacante risulta quello del collegio uninominale 03 della Regione Sardegna del Senato, di cui è stata dichiarata la vacanza in data 18 marzo 2020, che quindi attenderà verosimilmente fino a novembre per essere coperto.
Nulla si dice della data del referendum sul taglio dei parlamentari, al momento genericamente rinviato all’autunno, dopo il quale scattano i sessanta giorni di tempo entro i quali occorre adeguare le leggi elettorali di Camera e Senato.
Rimane quindi in dubbio se il governo opterà per un election day in autunno, che potrebbe unire tutte le amministrative e il referendum, o preferirà cercare di “diluire” la notevole portata politica della consultazione: un tempo per le regionali (elezioni a un turno), un altro per comunali e referendum. E’ questa la voce che circola più insistente: “provare” a svolgere le regionali il 12 luglio, in piena estate; rinviare tutto il resto ad autunno.
Ciò che per ora è certo è che la pandemia del Covid-19 ha avuto un ulteriore effetto collaterale: semi-blindare la legislatura. A questo intreccio di possibili date, infatti, occorre aggiungere che alla fine di luglio del 2021 comincia il semestre bianco, cioè il periodo di tempo coincidente con gli ultimi sei mesi di mandato del Presidente della Repubblica, durante il quale non è possibile sciogliere le Camere. A quel punto il voto anticipato diventerebbe tecnicamente impossibile. Fatto i conti, al netto di referendum per la riduzione dei parlamentari, legge finanziaria, correzione della legge elettorale, la finestra per elezioni anticipate si trasforma in una feritoia: qualche mese del primo semestre 2021. Vedremo se qualcuno sarà in grado di allargarla.