Elezioni Emilia Romagna, una lezione da non dimenticare

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Elezioni Emilia Romagna, una lezione da non dimenticare

Elezioni Emilia Romagna, una lezione da non dimenticare

03 Febbraio 2020

La lista Popolo della Famiglia-Cambiamo ha raccolto nelle recenti elezioni in Emilia-Romagna 6341 voti, pari allo 0,3 % , ed in particolare viaggiando da ovest verso est 1646 pari allo 0,81% a Parma, 1126 pari allo 0,44 % a Reggio Emilia, 1238 pari allo 0,36% a Modena, 1075 pari allo 0,56 % a Forli’ Cesena, 657 pari allo 0,41% a Rimini, 599 pari allo 0,31 a Ravenna.
Sono mancati totalmente i voti delle province di Bologna, Ferrara e Piacenza dove non è stato possibile presentare la lista entro le ore 12 di sabato 28 dicembre per la mancanza dei certificati elettorali a corredo delle firme raccolte ed autenticate , causa le demenziali istruzioni da parte della Regione che ha lasciato ai Sindaci la libertà di organizzare gli Uffici Comunali nei giorni determinanti della Vigilia, Natale e Santo Stefano.
Nella pratica chi si recava dal confine della Toscana sino ai confinanti Lombardia e Veneto trovava un cartello davanti ai Municipi chiusi con numeri di emergenza che spesso non rispondevano costringendo al ricorso al Prefetto che precettava il Sindaco che precettava il funzionario con la perdita di tempo prezioso.
A Piacenza addirittura la lista è stata rigettata per un supposto ritardo nella presentazione e i ricorsi rigettati in quanto presentati secondo le istruzioni della Regione,che indicavano Uffici Giudiziari sbagliati.
Mentre tutto questo avveniva PD, FI, FdI, Lega, 5 Stelle e le liste dei due Presidenti hanno potuto tranquillamente godersi le Festività o iniziare tranquilli la campagna elettorale in quanto esentati dalla fatica della raccolta firme.
Per fare un ragionamento serio sul risultato di Popolo della Famiglia-Cambiamo bisogna allora ragionare su un risultato potenziale in Emilia-Romagna di circa 9000 voti pari allo 0,4%, tenendo conto che Bologna, Ferrara e Piacenza hanno una popolazione di 1 milione 637 mila abitanti, quasi un quarto di quelli dell’intera Regione.
E’ un risultato catastrofico o apprezzabile? Lascio ai lettori il giudizio sottolineando però alcuni elementi importanti per una valutazione:
1) le risorse investite a livello nazionale per il sostegno alla lista sono state praticamente uguali a zero, eccetto manifesti sui tabelloni elettorali in alcuni casi affissi l’ ultimo venerdì e in alcuni casi mai affissi;
2) nessuna Radio o Televisione, pubblica o privata, ha mai ricordato l ‘ esistenza di questa lista in appoggio del candidato del centro-destra, neppure in occasione del comizio finale dove ovunque e’ stata evidenziata soltanto  la presenza dei leader di FI, FdI e della Lega;
3) il diluvio di presenza mediatica, sui social e sui territori di Matteo Salvini, con spericolate ed inaccettabili forzature citofoniche, hanno spostato su Bonaccini un voto cattolico già orientato da quella parte dal documento della Conferenza Episcopale dell’ Emilia Romagna, il voto dei capoluoghi di provincia e di categorie produttive, preoccupate dei danni che il Sovranismo può portare all’economia reale dell’ Emilia-Romagna;
4) il 2,56% ottenuto da FI, malgrado la par condicio assicurata a Berlusconi rispetto a Meloni e Salvini e il grande dispendio di energie e risorse anche economiche dei candidati di FI nelle singole province, e’ la controprova che l’ area popolare, liberale, di ispirazione cristiana , non sovranista ma convita che gli interessi italiani si difendano in Europa, e’ rimasta stritolata da questa micidiale tenaglia
5) ma qualcuno nel centro destra non si e’ mai posto seriamente il problema di come in Emilia- Romagna i vari Casini Galletti Guazzaloca abbiano votato per Bonaccini e non per la Borgonzoni?
Il mio giudizio è che nelle condizioni date il risultato di Popolo della Famiglia-Cambiamo è davvero importante e significativo e gli amici che si sono dati da fare per conseguirlo vanno caldamente ringraziati.
Partiamo da 9000 voti e potremo arrivare a risultati ben più importanti soltanto se si ricostituirà un nuovo PDL (quello che soltanto 12 anni fa aveva il 38% dei voti degli italiani) democratico, con i dirigenti scelti dal basso, consapevole che i voti si devono prendere per risolvere i problemi degli italiani e non per fare propaganda e che le ondate di emozione popolare che avevano portato recentemente Renzi al 40% e i 5 Stelle quasi al 37% sono durate soltanto lo spazio di un mattino.