
Elezioni in Gran Bretagna, cosa succederà?

10 Dicembre 2019
Il Regno Unito, nonostante la “maturità” della sua democrazia, sembra non riuscire a scampare dalla crisi politica che nasce in Europa e coinvolge l’intero globo. Dopo tante peripezie, è arrivato alla guida dei Conservatori l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, oltranzista nel partito della Brexit a tutti i costi, la Hard Brexit (cioè della uscita anche senza accordo, quindi più economicamente rischiosa). Da solo però non è riuscito ad ottenere i risultati sperati e alla fine è riuscito a trovare un accordo coi laburisti di Corbyn per tornare alle urne per la terza volta in meno di cinque anni.
Come si può vedere dai sondaggi, i conservatori dovrebbero rialzarsi percentualmente sopra il 40%, intorno a 360 seggi, mentre i laburisti dovrebbero sorpassare il 30% scendendo a poco più di 210. Male per i liberali che perdono nella polarizzazione tra i due partiti (soprattutto dai laburisti) e dovrebbero qualche seggio con circa il 14%, mentre in Scozia i nazionalisti, socialdemocratici, dovrebbero prendere la maggioranza dei seggi scozzesi col 3%. Sostanzialmente invariato dovrebbe invece rimanere l’assemblea dell’Irlanda del Nord, col Partito Unionista saldo in prima posizione.
Discorso a parte per il BRexit Party, la nuova creatura politica di Nigel Farage che ha come obiettivo l’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione Europea, motivo per cui aveva deciso di proporre un accordo di sostegno a Boris Johnson, il quale però non ha accettato. Ad ogni modo il suo approccio aggressivo e intransigente ha riconquistato i cuori conservatori traditi da May che adesso sembrano orientati tutti verso il nuovo segretario.
Bisogna considerare che il sistema maggioritario puro degli anglosassoni tende ad amplificare enormemente anche i piccoli errori, quindi le previsioni sono poco affidabili. Però sembra che i Laburisti, seppur in recupero, abbiano perso un’occasione storica durante la profondissima crisi degli storici avversari per dimostrare una propria capacità di innovazione politica, strategia e lungimiranza. Pure peggio per i LibDem, che hanno perso l’occasione – col loro rigido europeismo – di tornare a essere un vero antagonista per i Conservatori, come un tempo. I vincitori saranno in ogni caso loro, col programma più spinto dopo tanti anni.