Elezioni politiche in Romania, oggi in 18 milioni al voto
13 Dicembre 2008
di redazione
I 18 milioni di romeni aventi diritto al voto dovranno decidere oggi chi guiderà il Paese per i prossimi quattro anni. Piani anti-crisi, creazione di nuovi posti di lavoro e aumento dei salari. Sono stati questi i principali temi della campagna elettorale per le politiche in Romania, nell’annus horribilis dei mercati finanziari internazionali affossati dalla crisi planetaria.
Le prime elezioni politiche romene dall’ingresso nell’Unione europea a gennaio del 2007, si caratterizzano per altri due motivi: il nuovo sistema di voto, l’uninominale, e la lotta per il governo di tre formazioni politiche. I Liberali (Pnl) del primo ministro, Calin Popescu Tariceanu, i Socialdemocratici (Psd) e i Democraticiliberali (Pdl). Uno scontro tra destra e sinistra.
I politologi avvertono che non sarà una legislatura facile e il nuovo governo non vivrà "una luna di miele". Chiunque avrà l’incarico dal presidente Traian Basescu dovrà fare i conti prima di tutto con la crisi economica che in Romania potrebbe colpire fra tutte l’industria automobilistica, forte di attori come Renault e Ford, e le esportazioni, depresse dal calo della domanda esterna.
I tre candidati premier che si sono dati battaglia nell’ultimo mese di campagna elettorale sono il primo ministro Tariceanu, il leader della sinistra, Mircea Geoana, e il vicepresidente del Pdl, Theodor Stolojan. I sondaggi, sempre più contrastati, danno in vantaggio alternativamente il Psd in alleanza con i Conservatori (Pc) e il Pdl (entrambi appena sopra il 30%) e solo terzo il Pnl (con il 18-20% delle preferenze). Tutti, però, sono convinti, anche il presidente romeno, che il nuovo governo dovrà essere formato da almeno due partiti. L’obiettivo è di avere una larga maggioranza per approvare le misure necessarie per limitare i danni della crisi dei mercati in Romania.
I salari sono stati un altro tema portante delle elezioni in Romania. I partiti si sono divisi in pro e contro partendo dalla querelle sugli incrementi del 50% in busta paga per gli insegnanti. Una manovra approvata dal Parlamento e che il governo liberale ha cercato in tutti modi di bloccare attraverso un’ordinanza d’urgenza. Secondo Tariceanu l’economia del Paese potrebbe andare in bancarotta se la misura andasse in porto. Ad approfittare del bacino di dipendenti pubblici insoddisfatti delle posizioni del premier sono accorsi i socialdemocratici che hanno fatto della questione una delle punte di diamante della loro campagna elettorale, sostenendo la necessità di aumenti retroattivi a partire dal primo ottobre.
Le questioni economiche, più che le politiche, rimarranno al centro della scena ben oltre la fine dello scrutinio, su cui campeggiano molti dubbi a causa del complicato sistema per conteggiare i voti. La Romania, forte della crescita del Pil all’8,8% nel primo semestre del 2008, si era sentita quasi immune all’indomani della crisi dei mercati. Ma nelle ultime settimane ha dovuto rivedere al ribasso le stime di crescita per il prossimo anno, dimezzate, se non peggio, rispetto al presunto 9% stimato per il 2008. A giocare un ruolo fondamentale sarà la possibile ripresa dell’industria, in particolare dell’auto. Le notizie della sospensione della produzione negli stabilimenti della Dacia-Renault e di Michelin e la chiusura di altre fabbriche suonano il campanello d’allarme.
fonte: APCOM