Eluana ha diritto a morire, il padre non può aspettare

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Eluana ha diritto a morire, il padre non può aspettare

12 Luglio 2008

 

Beppino Englaro non vuole e non può aspettare la decisione della procura di Milano che potrebbe impugnare quella a lui favorevole della corte di Appello la quale autorizza i medici a staccare la spina che tiene in vita Eluana.

 

Il caso di Eluana Englaro sta tenendo banco nel mondo della medicina e della politica italiana. Dopo sedici anni di coma vegetativo, il padre della donna, Beppino Englaro si dichiara pronto a staccare il sondino che tiene in vita sua figlia.

 

La recente sentenza della Corte d’Appello che ha deciso in favore dell’eutanasia dopo “aver accertato la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente e la sua visione della vita”. I legali del padre di Eluana fanno sapere che, “al momento debito nulla sarà tenuto nascosto” perché

“è più che evidente che tutto deve essere fatto in modo chiaro e controllabile” e che tutto “avverrà nel più rigoroso, pieno e trasparente rispetto di ogni direttiva e indicazione espressa”.

 

Ieri Beppino Englaro ha fatto sapere che se dovesse toccare a lui non ci sarebbero problemi e proprio questa dichiarazione a quanto pare ha scatenato la reazione della CEI: “nel caso di Eluana i giudici hanno adottato la decisione più cruda, quella che apre le porte alla morte e le chiude alla vita. Una decisione obiettivamente necrofila”. Lo stesso Cardinale Tettamanzi si è spresso in merito alla vicenda: “non possiamo spegnere la vita di nessuna creatura umana senza uccidere, insieme a lei, la speranza che vive in essa, quella di essere fatta per la vita e non per la morte…anche qualora effettuata mediante vie artificiali, la somministrazione di acqua e cibo costituisce un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita”.

 

Intanto il professor Carlo Alberto Defanti, esperto di bioetica e medico di fiducia della famiglia Englaro si dice pronto a fare il lavoro sporco: “per due volte l’ho avuta come mia paziente in reparto, sia a Milano sia a Bergamo, e abbiamo cercato con ogni mezzo uno spiraglio. Ogni volta, però, ci siamo dovuti arrendere di fronte a una totale assenza di segni di coscienza”. Defanti crede che tocchi a lui staccare la spina del macchinario che tiene in vita Eluana, “è una decisione che è maturata nel tempo, in anni in cui sono sempre rimasto in contatto con il padre, pur non potendomi recare spesso a vedere Eluana. Se qualcuno lo deve fare, mi sembra proprio che debba essere io”.

 

Ecco che ancora una volta torna in voga la questione del testamento biologico – già da molto tempo adottato in America e in altre parti del mondo – che permetterebbe alle vittime di queste malattie di poter scegliere il loro destino a priori e risparmierebbe queste polemiche a distanza tra le varie componenti della vita politica e sociale italiana.