Ema, la sterile arroganza europea e quel pasticciaccio brutto del Governo
23 Febbraio 2018
Ema, Eh ma, E mah…E’ una delle battute che circolano a Milano su come è stata gestita da parte del Comune e del governo lo spostamento della European Medicines Agency (Ema), l’Agenzia Europeaa del farmaco. Tra assenze ingiustificate, lanci di monetine avvenuti in maniera poco trasparente, dossier sospetti con parti secretate, giudici non esattamente super partes e ricorsi, è apparso il peso specifico dell’Italia nel contesto politico europeo: quello del parente che si può fare fesso. Perché quello che è emerso dopo l’assegnazione ad Amsterdam come sede Ema, evidenzia in maniera lampante l’incapacità dimostrata dall’Italia di fare lobby. Nel momento di un’assegnazione del valore di 1,7 miliardi l’anno e tremila dipendenti, nessuna delle nostre alte cariche istituzionali aveva ritenuto opportuno essere presente: non il primo ministro, non il ministro degli Esteri e neppure il sindaco di Milano.
Anche Silvio Garattini, direttore dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, nel corso di un convegno organizzato a fine gennaio dal quotidiano On line Affaritaliani lo ha ribadito: “Ho fatto parte nel tempo di varie commissioni europee e anche dell’Ema. Quello che ho visto è che la presenza italiana di esponenti ministeriali è sempre stata molto scarsa: non abbiamo preparato il terreno nel tempo. Siamo stati bravissimi nel presentare il dossier finale, certamente il dossier migliore di tutti, però per ingraziarsi i Paesi c’era un lungo percorso che bisognava fare prima e questo è quello che non abbiamo fatto, altrimenti avremmo avuto noi la maggioranza dei voti”.
Non che siano mancate le situazioni poco chiare in questa vicenda fin dall’inizio: per esempio il Corriere della Sera ha scritto che non esistono prove documentali per garantire ai cittadini europei la regolarità e l’assenza di errori in quella procedura comunitaria, attuata con anomalie e segretezza praticamente senza precedenti, che raggiunsero l’apice nell’ estrazione a sorte. I rappresentanti di Italia e Olanda non vennero nemmeno chiamati ad assistere da vicino. Inoltre, a fronte di una sede già pronta all’uso come il grattacielo Pirelli, proposto da Milano e che avrebbe garantito continuità operativa all’Agenzia, si è preferita Amsterdam che non è pronta e non sarebbe in grado di garantire la continuità operativa e la disponibilità degli uffici. A conferma che la scelta è stata squisitamente politica, e con un’arroganza degna di miglior causa, il Commissario Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis, ha affermato che “la decisione è stata presa dal Consiglio, la Commissione è in contatto con il governo olandese, seguiremo il calendario previsto e vedremo come aiutare i Paesi Bassi a ottemperare agli obblighi assunti. Il ricorso dell’Italia sembra una questione di campagna elettorale in vista delle elezioni del 4 marzo, non vogliamo entrarci”.
Eppure anche la stessa European Medicines Agency ha scritto in questi giorni una lettera alla Commissione Europea in cui l’agenzia esprimerebbe giudizi critici sulle soluzioni proposte da Amsterdam. Il Sole 24 Ore, che ha anticipato l’esistenza di questa lettera, ha riferito che evidenzierebbe le incongruenze relative all’offerta di Amsterdam, a partire dalle due sedi temporanee proposte inizialmente, che poi sono state abbandonate perché ritenute inadeguate. Sulla vicenda ora si sono aperte due strade: quella del ricorso del Comune presentato alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo, che, con una scelta discutibile, ha affidato la decisione al vice presidente del tribunale, il giudice olandese Marc van der Woude e quella politica.
Su questa soluzione si sono espressi il presidente della Regione Lombardi Roberto Maroni e il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Il primo ha affermato che “l’unico modo per vincere la partita è che venga riconvocato il Consiglio europeo e, in sede di autotutela, come ravvedimento operoso, per evitare che ci sia un danno per i cittadini, il Consiglio europeo deve riassegnare la sede di Ema a Milano, compensando Amsterdam e l’Olanda in qualche modo”. Tajani ha invece affermato che il Parlamento europeo può cambiare idea su Amsterdam e Milano. ”La decisione che è stata presa dagli Stati membri – ha detto ai microfoni di Radio Anch’io – è solamente politica, è avvenuta in maniera molto strana, con un sorteggio che lascia un po’ a desiderare. Però quella scelta non ha alcun effetto giuridico: Il Parlamento europeo, in piena autonomia, nella tutela dell’interesse dei cittadini, ha deciso, attraverso la commissione Ambiente che è competente in materia, di inviare una delegazione di parlamentari per verificare se effettivamente Amsterdam ha tutti i requisiti per ospitare questa importantissima agenzia. La Conferenza dei presidenti dei Gruppi parlamentari ha autorizzato questa missione, vedremo e decideremo in piena autonomia il da farsi”. Insomma il piano di Tajani sarebbe quello di far votare il Parlamento europeo e starebbe cercando un’asse con la cancelliera tedesca e compagna di partito europeo nel Ppe Angela Merkel. Facendo ora quel lavoro di lobby che il governo italiano ha fatto mancare al momento opportuno.