Emailgate: Obama contro Fbi e Trump

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Emailgate: Obama contro Fbi e Trump

03 Novembre 2016

Barack Obama non è candidato alle elezioni presidenziali di martedì prossimo che eleggeranno il suo successore alla Casa Bianca. Gli elettori giurerebbero però il contrario – scrive il “Wall Street Journal” – , a giudicare dalla sua incessante “attività di lobbying in favore delle candidata democratica Hillary Clinton”. Le nuove dichiarazioni, senza precedenti, rilasciate ieri del Presidente contro il capo dell’Fbi, aprono un altro fronte polemico. Obama ha usato parole durissime, che suonano come una sconfessione pubblica, contro James Comey, per la sua scelta di riaprire le indagini a carico della Clinton a dieci giorni dalle elezioni. 

Il presidente degli Stati Uniti non cita mai Comey, ma il riferimento è chiaro: “Credo esistano norme che non consentono di condurre indagini sulla base di insinuazioni, di informazioni incomplete o di fughe di notizie  – afferma in una intervista a “NowThis News“, rilanciata poi dalla Cnn – Noi operiamo sulla base delle concrete decisioni intraprese”.  Il 28 ottobre Comey aveva inviato una lettera al Congresso, annunciando che i suoi agenti avrebbero condotto ulteriori accertamenti sulla gestione delle mail di Hillary Clinton, all’epoca in cui era Segretario di Stato (2009-2013). Verifiche, ha scritto Comey, che si rendono necessarie dopo aver scoperto un certo numero di mail, “pertinenti” al caso, nel computer di Anthony Weiner, l’ex marito di Huma Abedin, la più stretta collaboratrice di Hillary, coinvolto in uno scandalo sessuale (lui che mandava foto porno a una minorenne).

Obama non è mai entrato nel merito delle email pubblicate da WikiLeaks che contengono rivelazioni in merito al traffico di influenze operato dai Clinton tramite la loro fondazione benefica. Al contrario “ha assolto Clinton da ogni responsabilità” – scrive il “Wall Street Journal –  “pur non conoscendo quali siano gli elementi probatori a disposizione dell’FBI”. Il suo – accusa il quotidiano – è stato “un intervento gravemente inappropriato in un caso di rilevanza penale”: condotta che Obama aveva già esibito “nell’ottobre 2015 e nell’aprile 2016, quando affermò che le azioni di Clinton non erano state dettate da alcun intento malevolo”: i Democratici – afferma perciò il quotidiano – non hanno alcun titolo per contestare all’FBI eventuali scelte irrituali in punta di diritto. Quello del Presidente uscente è stato insomma un palese invito agli elettori statunitensi a ignorare le gravi incognite che pesano su Clinton e sul suo operato, e a eleggerla comunque presidente degli Stati Uniti. 

Dell’intervista di Obama danno invece una lettura opposta il “Washington Post” e il “New York Times”. Secondo il primo quotidiano, in particolare, l’intervento di Obama si è reso necessario in risposta a una iniziativa dell’FBI che rischia di influenzare in maniera determinante l’esito delle elezioni presidenziali.

Ma l’offensiva elettorale di Obama in favore della Clinton non si è limitata alla difesa della Democratica: intervenuto ieri a un comizio in North Carolina, Obama ha attaccato duramente il candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump, definendolo “un perdente” per aver messo in dubbio la correttezza e la regolarità del processo elettorale: “Se a metà di una partita non fai altro che litigare con gli arbitri – ha detto Obama – significa che sei un perdente, e non meriti di vincere”.