Emergenza profughi, in 300 in Molise al campo base della Protezione civile

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Emergenza profughi, in 300 in Molise al campo base della Protezione civile

05 Aprile 2011

di g.l.

Mentre il premier Berlusconi è andato in Tunisia per cercare di arginare quello che ha definito lo “tsunami umano”, le Regioni sono sempre più preoccupate per l’emergenza profughi. L’accordo tra Esecutivo e governatori riguarda solo 2000 rifugiati politici, mentre resta incerto il destino di più di 20 mila immigrati, di cui trecento sono destinati al Molise.

Il luogo scelto per ospitarli è il campo base della Protezione civile a Campochiaro, in provincia di Campobasso, inaugurato ad ottobre 2008. La struttura è situata proprio al centro della regione ed è dotata di apparecchiature e mezzi logistici di ultima generazione per monitorare il territorio, intervenire in caso di eventi calamitosi e gestire al meglio le possibili emergenze. Sono cittadini libici richiedenti asilo, uno status che permette loro di ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi e la possibilità di muoversi liberamente sul territorio. Per gli altri, quasi tutti tunisini, la permanenza si fa complicata: non possono essere considerati rifugiati perché in patria ora c’è un governo regolare e per la legge sono clandestini. Vanno quindi identificati, schedati e controllati.

A Campochiaro, in provincia di Campobasso, potrebbero finirci anche loro. Non sarà una vacanza: il campo sarà dotato di una recinzione alta più di tre metri e nessun immigrato non in regola potrà uscire senza permesso. Il controllo sarà affidato alle forze dell’ordine insieme ai vigili del fuoco. Quanto tempo dovranno restare lì dipende dalle scelte di politica estera del Governo e dagli accordi che riuscirà a strappare con la Tunisia il presidente Berlusconi.

“La Protezione civile del Molise è pronta ad intervenire e resta a disposizione della Prefettura – ha dichiarato il responsabile Giuseppe Giarrusso – i rifugiati saranno ospitati per un breve periodo per poi trovare destinazione in varie abitazioni messe a disposizioni dai sindaci. Abbiamo delle preoccupazioni, invece, per quanto riguarda la gestione degli altri immigrati – ha aggiunto Giarrusso – quelli cioè che non possono essere considerati rifugiati. Si tratta di clandestini e la legge prevede il rimpatrio”.

La popolazione molisana, intanto, si divide tra chi ritiene si debba intervenire per aiutare questa gente e chi invece vorrebbe che fosse trasferita altrove. C’è timore di possibili fughe e che gli immigrati clandestini, spinti dalla disperazione e dal riposo forzato, possano commettere eventuali reati. “Non sia fatta distinzione tra profughi e clandestini”, hanno invece chiesto i vescovi. “Bisognerebbe creare una legislazione di emergenza – ha affermato l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini – per concedere loro un permesso di soggiorno straordinario. Bisognerebbe rivedere la legge sul lavoro – ha aggiunto – e dobbiamo essere tutti uniti perché nessuno ha le soluzioni facili. Creare dei luoghi di accoglienza nei piccoli paesi rurali per ridistribuire piccoli gruppi di immigrati. Ripopolerebbero i nostri paesi come è accaduto nel 1500-1600. Potrebbe essere la linea vincente – ha concluso l’arcivescovo – ed è l’unica soluzione che vedo”.