Emergenza profughi, solidarietà e integrazione nella tendopoli molisana
14 Aprile 2011
A una settimana dall’arrivo dei profughi, si può dire che il bilancio del lavoro svolto nella tendopoli di Campochiaro, in provincia di Campobasso, è più che positivo. I timori iniziali nel gestire i 220 immigrati assegnati al Molise sono spariti, giorno dopo giorno, grazie a un’organizzazione che sta funzionando alla perfezione. Tutte le attività sono coordinate dalla Prefettura di Campobasso attraverso i suoi funzionari, che visitano quotidianamente la struttura. La Protezione civile monitora la situazione dalla Base operativa, che dista solo poche decine di metri dalla tendopoli. Anche il Piano di assistenza procede spedito.
Dopo alcune riunioni con gli amministratori locali, sono arrivate le prime disponibilità a trovare ai tunisini alloggi più stabili. I sindaci stanno scegliendo alcune abitazioni o ex scuole dove gli immigrati potrebbero essere spostati a breve, appena i documenti saranno pronti. Il clima che si respira nella tendopoli è comunque sereno. Del resto, tutti i profughi ospitati sono convinti che fra qualche giorno potranno tornare liberi grazie ai permessi di soggiorno. La notizia che circola nel campo è che i documenti potrebbero arrivare già entro questo fine settimana.
Siamo tornati nel campo proprio per osservare direttamente come stanno andando le cose e lo abbiamo fatto approfittando della visita alla tendopoli dell’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini. Quest’ultimo è stato accolto con un cartello di benvenuto scritto in quattro lingue. Una visita che assume, per i 220 tunisini, un valore più che simbolico. La Chiesa, infatti, anche in Molise si è subito schierata a favore degli immigrati e organizzazioni come la Caritas si sono messe a disposizione per offrire un aiuto ai profughi. Un aiuto che si somma a quello offerto tutti i giorni dai volontari dell’associazione umanitaria “Connecting people”, che mantengono il campo, dai medici e dai professionisti che garantisco assistenza sanitaria, sociale e legale 24 ore su 24. Senza dimenticare le forze dell’ordine, che restano ogni giorno intere ore sotto il sole pur di garantire tranquillità e protezione a tutti gli ospiti della tendopoli.
E i tunisini ringraziano. Lo fanno con parole semplici, ma efficaci e grazie all’aiuto di un interprete: “C’è stata solo l’Italia ad aiutarci”, dice un ragazzo di venti anni e “la storia si ricorderà di questo”. Fa impressione vedere duecento giovani, tutti di fede musulmana, applaudire e stringersi con affetto attorno a un arcivescovo cattolico. Giancarlo Bregantini si dimostra a sua volta felice e ricambia l’affetto con frasi che arrivano ai cuori di tutti, parlando di uguale dignità degli uomini davanti agli occhi di Dio e Allah. L’arcivescovo, infine, saluta i 220 immigrati con una preghiera in grado di abbracciare entrambe le religioni: “Credo che la preghiera a Dio e Allah possa cambiare soprattutto il cuore dei governanti, perché tutte le nazioni siano una casa dove si bussa e si trova la porta aperta”.
Con questo episodio si scrive in Molise una bella pagina di solidarietà e integrazione. Una pagina che va raccontata e fatta conoscere al di fuori dei confini regionali. La tendopoli di Campochiaro, insomma, diventa un esempio di come la gestione dell’emergenza profughi possa essere affrontata senza esasperazioni e con uno spirito di crescita e arricchimento anche per i cittadini residenti. Presto a Campochiaro potrebbero arrivare un’altra quarantina di profughi. Al Molise è stato assegnato un tetto massimo di 260 immigrati, mentre si è già pronti ad affrontare la seconda fase dell’emergenza. I primi gruppi di tunisini potrebbero essere spostati nelle strutture individuate sul territorio già questo fine settimana, appena ottenuto il permesso di soggiorno.