Emiliano tral’incudine e il martello, schiacciato dai suoi alleati
13 Luglio 2012
Tempi duri per Michele Emiliano e per la sua ambizione di governare la Regione Puglia. Quella strada apparentemente in discesa che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto portarlo a diventare Presidente regionale si sta infatti rivelando un percorso ad ostacoli ricco di incognite e difficoltà. Ed è paradossale il fatto che a mettergli i bastoni più ingombranti fra le ruote siano proprio Nichi Vendola e Sergio Blasi, ovvero il suo più grande alleato nella stagione assai deludente della Primavera pugliese ed il segretario regionale di quel PD di cui il Sindaco di Bari è presidente.
Proprio il partito dei democratici sembra essere al centro di una querelle sull’asse Roma-Bari nata in seguito a degli atteggiamenti di Emiliano ritenuti autolesivi sia dai dirigenti nazionali, sia da quelli locali. Le critiche pubbliche ai meccanismi e ai protagonisti del partito, il dialogo costante con politici di schieramenti avversi e il paventato lancio delle liste civiche nazionali (dopo la costituzione del movimento “Emiliano per la Puglia”) sono tante gocce che rischiano di far traboccare un vaso già dal principio colmo di illusioni e ambiguità.
Michele Emiliano è infatti il risultato più evidente della ricerca di soluzioni politiche che il PD ha voluto effettuare al di fuori della politica stessa; una ricerca che ha portato sì benefici immediati dal punto di vista elettorale, ma anche e soprattutto degli strascichi che a lungo andare rischiano di sfaldare il centrosinistra costellandolo di movimenti e listarelle dalla dubbia identità politica. Blasi ha capito che l’ex magistrato, con le sue sparate quotidiane (per esempio ha di recente dichiarato che “le forze politiche attraggono gente senza mestiere, il PD pugliese non fa eccezione”), rischia di mandare a monte il perseguimento degli obiettivi del partito. Per questo motivo, forte secondo indiscrezioni tanto di un accordo con Vendola, a cui gioverebbe molto non avere “in casa” una figura potenzialmente offuscante in vista delle prossime elezioni politiche, quanto dell’appoggio di Bersani e D’Alema, pronti a riproporre a livello locale quello che è lo schema previsto dallo statuto nazionale in caso di primarie, ovvero la candidatura unica del segretario, il segretario regionale del PD ha convocato negli scorsi giorni una conferenza stampa per rimproverare pubblicamente il primo cittadino barese, ricordandogli che “l’ufficio di presidenza costa al PD 50mila euro all’anno” e che “quando va in giro come presidente del partito a sparlare del partito, poi si fa rimborsare”.
Queste parole e questa situazione hanno di fatto messo Emiliano spalle al muro, sottoponendolo ad un aut aut che promette di dominare i discorsi e le congetture politiche pugliesi dei prossimi mesi: Emiliano potrà o sottostare alle indicazioni del partito rinunciando alle proprie legittime ambizioni personali o abbandonare il PD e candidarsi lo stesso alle primarie senza avere però l’assicurazione del posto-paracadute alla Camera in caso di sconfitta. La prima soluzione, pur frustrando le sue aspirazioni, gli assicurerebbe un futuro; la seconda, invece, lo impegnerebbe nel proseguimento di un progetto forse più coerente con la motivazione che l’ha spinto ad entrare in politica, cioè creare un’unione nazionale di liste civiche (magari a braccetto con altri sindaci, specie del meridione, come De Magistris ed Orlando) e trasformare in qualche modo gli assetti della politica italiana. La strada è segnata e gli ostacoli sono individuati: chissà quali saranno le prossime mosse del Sindaco.