Energia “pulita” e tutela del paesaggio al centro della strategia regionale
30 Gennaio 2012
Il Molise è una delle Regioni più piccole d’Italia, con un Pil ridotto e un territorio montuoso che risulta difficilmente gestibile, anche a livello energetico. Le strutture della rete elettrica, infatti, devono affrontare sfide complicate a livello di distribuzione e cercare di non danneggiare i punti di forza – anche e soprattutto economica – della zona: il paesaggio e l’ambiente. Per questo, il governo regionale ha da tempo deciso di investire sulle energie rinnovabili: un efficace modo di rendere al massimo compatibili la tutela del territorio e il fabbisogno di energia. La nuova politica ha dato i suoi frutti. Terna ha infatti riconosciuto al Molise il più grande balzo – tra le diverse realtà locali – nell’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti pulite.
Parliamo di una potenza globale di 115 MW, più del triplo di quella prodotta nel 2010. Solo a Campobasso, capoluogo della Regione, sono state allacciate alla rete ben 825 strutture, per una potenza complessiva di 90 MW, mentre a Isernia 269, per una potenza di 25 MW. In entrambe le province, quindi, il trend di crescita rispetto all’anno precedente è stato superiore al 300 per cento. Un record importante, che porta il Molise agli onori delle cronache nazionali. Sì, perché la questione rinnovabili è da sempre un nervo scoperto dell’azione di ogni governo, un campo su cui la politica nazionale – e di riflesso anche locale – soffre per una mancanza di direzione e, spesso, di conflitti tra potere centrale e locale in merito alla possibilità legislativa.
Il piccolo Molise, però, già dal 2009 si è dotato di una legge regionale per la regolamentazione e lo sviluppo delle energie rinnovabili. È la norma 22 del 7 agosto 2009, dal titolo “Nuova disciplina degli insediamenti degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Molise”. Una legge che fissa dei paletti per la distribuzione sul territorio degli impianti per produrre energia pulita. Innanzitutto ne vieta l’installazione presso parchi e preparchi o zone contigue e riserve regionali, oppure presso zone di “protezione e conservazione integrale” dei Piani Territoriali Paesistici. Quindi stabilisce che “è consentita l’installazione di impianti fotovoltaici a terra fino al raggiungimento della potenza complessiva, sull’intero territorio regionale, di 500 MW”; infine, introduce una tutela rispetto agli installatori, obbligandoli, prima del rilascio dell’autorizzazione unica, a istituire un fondo di accantonamento, a favore della Regione Molise, nella misura del 20 per cento del valore delle opere civili da realizzare, a garanzia dell’esecuzione delle opere di ripristino dei luoghi ovvero di smaltimento del materiale dismesso. Una buona legge, che ha permesso alla Regione di sfruttare le potenzialità, ad esempio, dell’eolico (dove, naturalmente, ne è consentita l’installazione).
Il Molise, comunque, si sta attrezzando anche sul versante parallelo della tutela dell’ambiente naturale. Partirà infatti a breve il progetto per la redazione dei “Piani di Gestione dei siti Natura 2000”, un’iniziativa che rientra nel Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Si tratta dell’applicazione delle direttive europee “Habitat” (92/43/CEE) ed “Uccelli” (79/409/CEE), i due strumenti legislativi più aggiornati su cui fa leva l’Unione Europea per la conservazione della biodiversità e, in particolar modo, degli habitat e delle specie animali e vegetali. La rete ecologica europea, denominata “Natura 2000”, sarà il braccio materiale per l’attuazione. In Molise la Rete è costituita da 13 Zone di Protezione Speciale e 85 Siti d’Importanza Comunitaria, per una superficie complessiva di circa 120.500 ettari, pari al 27,4 per cento del territorio regionale. Secondo le intenzioni dell’Unione Europea, “il completamento della Rete Natura 2000 dovrebbe garantire a tutti gli habitat ed alle specie, animali e vegetali, uno stato di conservazione favorevole, tramite una sufficiente rappresentazione di tutte le tipologie ambientali, e un’elevata interconnessione ecologica tra i vari siti”. Il Piano di gestione di tali siti dovrà essere condiviso con le comunità locali e realizzato attraverso un processo partecipato, fondato su un rigoroso quadro conoscitivo di dati ambientali integrato in un Sistema Informativo Territoriale comprendente gli aspetti socio-economici e specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitarie presenti nel Sito. In Regione, insomma, si punta sulla filosofia ecologica (ben diversa da quella ecologista), per il suo impatto positivo sia a livello produttivo che paesaggistico.