Energia: tra Europa e Russia spunta la Nato

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Energia: tra Europa e Russia spunta la Nato

25 Marzo 2008

Negli ultimi due anni la
questione della sicurezza energetica in Europa ha assunto una rilevanza senza
precendenti per gli Stati Uniti e per i suoi alleati. Le recenti tensioni sulle
forniture di gas naturale tra Russia, Ucraina e Bielorussia hanno squarciato il
velo su una realtà imbarazzante e pericolosa per il futuro della relazione
transatlantica. Mosca è potenzialmente in grado di costringere qualsiasi Paese europeo a scegliere tra
una continua e costante fornitura di gas naturale e una politica estera
pro-atlantica. E’ nell’interesse degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei
cooperare per aumentare la sicurezza energetica del continente prima che la Russia
rinforzi ulteriormente la propria presa sul mercato energetico europeo. La NATO
e il prossimo vertice di Bucarest sono lo strumento e la sede per farlo.

L’Unione europea importa
il 58,3% del proprio fabbisogno totale di gas naturale e l’82,8% di petrolio,
dei quali oltre il 45% di gas e 29,9% di petrolio dalla Russia. La relazione
energetica tra Bruxelles e Mosca è reciprocamente vincolante. L’Unione è il
mercato più grande e proficuo per le esportazioni energetiche russe, mentre
senza la Russia le cucine a gas e gli impianti di riscaldamento di mezza Europa
smetterebbero di funzionare. Tuttavia, non è certo che questa reciproca
dipendenza sia sufficiente a garantire la stabilità e continuità della
relazione tra Mosca e Bruxelles: tutt’altro.

Una prima dimostrazione
della fragilità del rapporto tra Russia e Unione europea si è verificata nel
gennaio del 2006, quando Gazprom – il monopolio statale russo per la produzione
e distribuzione di gas naturale – ha tagliato le proprie forniture all’Ucraina,
che rifiutava di acconsentire a un incremento di prezzo del 400%. Gli effetti
sulla distribuzione in Europa sono stati immediati, con diminuzioni fino al 40%
nelle forniture. Un anno più tardi lo stesso scenario si è ripetuto in
Bielorussia. L’allora Presidente di turno dell’Unione Europea, Angela Merkel,
protestò vivacemente, ma Mosca riuscì a sfruttare le divisioni tra gli Stati
membri dell’Unione per evitare qualsiasi significativa ripercussione sul
Cremlino. Nel settore privato la situazione non è meno preoccupante. Nel
dicembre del 2006, dopo essere stata ripetutamente accusata dal governo russo
di presunte violazioni ambientali, la compagnia anglo-olandese Shell è stata costretta
a vendere a Gazprom la propria quota maggioritaria nel progetto di estrazione
di gas naturale “Sakhalin-2”, nella Russia orientale. Sei mesi più tardi, nel
giugno del 2007, anche il consorzio russo-inglese TNK-BP è stato obbligato a
vendere al monopolio russo i propri siti d’estrazione in Siberia orientale.

Il senatore americano
Richard Lugar ritiene che la NATO dovrebbe inserirsi nella questione della
sicurezza energetica europea includendo le manipolazioni delle forniture di
energia (e il loro uso come arma contro i suoi membri) tra le cause sufficienti
per l’applicazione dell’articolo V del Trattato di Washington. Quest’ultimo
prevede che un attacco contro uno stato membro dell’Alleanza Atlantica sia considerato
un attacco contro tutti i membri. L’effetto deterrente per i fornitori
potenzialmente ostili sarebbe immediato. Allo stesso tempo, lo sviluppo (ben
pubblicizzato) della capacità di rifornire un membro che abbia subito una
riduzione improvvisa delle forniture a scopo manipolativo ridurrebbe
grandemente la probabilità che tale improvvisa riduzione si verifichi.

Nel breve e medio periodo,
la NATO potrebbe fare di più per dimostrare la propria attenzione al problema
della sicurezza energetica in Europa. L’Alleanza Atlantica dovrebbe incoraggiare
la Romania (un membro) e l’Ucraina (un aspirante membro) a interrogare il
governo russo e Gazprom sulla costruzione del gasdotto South Stream, che porterebbe gas naturale dalla Russia all’Europa bypassando
la Turchia. Passando sotto il Mar Nero, South
Stream
attraverserebbe le zone economiche marine rumena e ucraina, dando il
diritto a Bucarest e Kiev sia di investigare l’impatto ambientale e la
sicurezza marittima del gasdotto, sia di chiedere una modificazione del suo
percorso. Washington, Istanbul e Bruxelles avrebbero così l’opportunità e il
tempo di rafforzare il consenso politico e pubblico attorno alla costruzione di
un gasdotto trans-caspico per portare gas naturale dalla Asia Centrale alla
Turchia e l’Unione europea, aggirando la Russia. Inoltre, l’Unione Europea avrebbe
l’occasione di rivitalizzare il progetto per la costruzione del gasdotto Nabucco,
pensato per diminuire la dipendenza dalle forniture russe trasportando in
Europa occidentale, attraverso la Turchia, gas naturale proveniente dall’Iran e
dall’Azerbaigian.

La dipendenza energetica europea
dalla Russia e la vulnerabilità dei membri dell’Unione Europea al ricatto
politico del Cremlino non sono le uniche ragioni che dovrebbero spingere la
NATO ad interessarsi di sicurezza energetica. L’attacco di al-Qaeda alla
petroliera francese Limburg al largo delle coste yemenite nell’ottobre del 2002
ha dimostrato che la NATO può giocare un ruolo fondamentale nel proteggere le
risorse energetiche dei propri membri anche dal terrorismo islamico. In particolare,
l’utilizzo dell’Alleanza Atlantica per la sorveglianza dei percorsi di
rifornimento, soprattutto marittimi, così come la scorta navale ad obiettivi
specifici potrebbero fungere da deterrente e, in caso di attacco, da supporto
immediato.

Il vertice di Bucarest
sarà il più grande nella storia della NATO. L’agenda dell’incontro prevede la
discussione delle operazioni in Kosovo e in Afghanistan, dell’Operazione Active Endeavour, iniziata dopo gli
attacchi dell’undici settembre 2001 e di un possibile allargamento
dell’Alleanza Atlantica. E’ un ordine del giorno impegnativo, che non lascia
spazio a un approfondimento della questione energetica europea. E tuttavia,
Stati Uniti e paesi europei dovrebbero utilizzare questa occasione per
stabilire almeno obiettivi e scadenze della propria cooperazione in materia di
sicurezza energetica. Quanto più essi aspetteranno ad affrontare organicamente
la questione, tanto più il Cremlino rafforzerà la propria stretta sul
continente, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente distruttive per la
stabilità e durevolezza della relazione transatlantica.