Ennesimo schiaffo all’Ue: la Repubblica Ceca si sgancia dall’euro
10 Aprile 2017
Ennesimo colpo all’Unione Europea: la Banca Nazionale della Repubblica Ceca ha deciso di sganciare la valuta nazionale, la corona, dall’euro. Una mossa, quella ceca, che ha lasciato di stucco i vertici europei di Bruxelles lasciando presagire anche l’intenzione di rinunciare ad entrare nel regime della moneta unica.
La motivazione ufficiale fornita dalle autorità ceche parla di “assenza di alternative” per evitare di “prosciugare le proprie riserve”. Finora, infatti, il cambio minimo era fisso da tre anni ed è stato adottato per impedire che rimesse e investimenti dei cittadini cèchi all’estero divenissero troppo cari e che il tasso d’inflazione, attualmente attestato al livello del 2,5 per cento annuo, cioè ben oltre il tetto attorno al 2 per cento fissato come obiettivo dall’istituto d’emissione di Praga, aumentasse ancora.
In realtà le ragioni che stanno dietro lo sganciamento ceco dall’euro sono ben altre e di natura non solo economica. L´euro, specie nel gruppo di Visegrad ( i quattro paesi del centroest, le democrazie rinate dopo il crollo dell´Impero del Male sovietico nel 1989 cioè appunto Cèchia Polonia, Slovacchia e Ungheria) appare sempre meno attraente. E a Praga, come altrove nell’Euopa dell’Est, la stessa Ue è vista da non pochi politici ed elettori come una lontana e inefficiente entità burocratica che può costituire una minaccia potenziale alla sovranità nazionale riconquistata dopo mezzo secolo di fallimentare gestione economica durante la dittatura comunista. A ciò si deve aggiungere che in autunno si vota e il premier socialdemocratico Bohuslav Sobotka vuole presentarsi in una posizione di forza che contempla, dunque, una posizione critica nei confronti dell’Ue.
Insomma, la mossa ceca non lascia presagire nulla di buono per l’Europa già alle prese con la Brexit e i venti sovranisti in azione soprattutto in Francia. Anche perché fa emergere la possibilità di una “Czexit” politica tutt’altro che remota dopo quella monetaria. Ipotesi che, per gli analisti, potrebbe far scattare un effetto domino coinvolgendo anche i paesi dell’Est del gruppo di Visegrad già da tempo “euroallergici”. E questo per l’Ue potrebbe essere davvero un punto di non ritorno.