Epifani contro i partiti personali. Contro Renzi e contro il Presidenzialismo
03 Giugno 2013
di redazione
Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, ce l’ha con i partiti personale. Alla vigilia della sua prima direzione, Epifani spiega che il Pd deve avere una identità forte ma non cedere al "personalismo". "In Italia tolto il Pd abbiamo una serie di partiti personali che, lo dico con rispetto nei confronti dei loro leader, sono i partiti più anti-democratici che esistono perché rispondono al capo, vivono del leader e muoiono con il leader". Epifani per il suo discorso prende spunto dal libro di Veltroni "E se noi domani. L’Italia e la sinistra che vorrei", per sognare ancora una volta un forte partito di maggioranza capace di governare l’Italia. Convinto che il cesarismo abbia tagliato le gambe alla destra europea. "Il Pd rimarginerà le proprie ferite solo se saprà proporre una visione, un progetto", aggiunge, disegnando un partito nato dallo spazio pubblico, ispirato al principio di maggioranza, che abbia forti organi collegiali e sia unito da un senso di fraternità. Secondo molti osservatori in realtà Epifani sta lanciando un messaggio a Renzi, il "cesare" che vorrebbe prendersi il partito e si muove già come se fosse sul ponte di comando. Probabile, ma forse nelle parole del segretario Pd c’è anche un altro avvertimento, ben più pericoloso per le sorti del governo e delle riforme. Di solito, quando un esponente del Pd evoca lo spettro del personalismo, sempre sinonimo di populismo, sotto la cenera cova tutta l’insoddisfazione e lo scetticismo verso qualsiasi ipotesi di riforma in senso presidenziale della nostra Costituzione. Cuperlo, uno dei candidati alla segreteria del prossimo Congresso, commenta "Serve un altro appuntamento per discutere di riforme". Un partito che non si sa ancora bene che direzione vuole prendere.