Equitalia, un problema economico e politico

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Equitalia, un problema economico e politico

04 Gennaio 2012

Che la doverosa necessità della lotta all’evasione potesse dar vita ad una legislazione vessatoria nei confronti di chi al fisco ed alle sue scadenze non può sfuggire era un pericolo al quale era possibile sottrarsi. Tuttavia, per quanto non fosse difficile da prevedere, che la miscela tra il pagare subito quanto richiesto da Equitalia, l’attesa di rimborsi da parte dello stato e le lungaggini che ormai caratterizzano ogni rapporto con l’amministrazione pubblica, avrebbe potuto avere effetti ‘esplosivi’, lo si è trascurato. E ad allarmare non dovrebbero essere soltanto quei pacchi bomba inviati a dipendenti di Equitalia (che purtroppo fanno tornare alla mente i tempi in cui quello di riscuotere le tasse era un mestiere pericoloso), ma anche il numero di imprenditori che si son tolti la vita e che sono falliti perché lo stato pretende subito i crediti ma trascura di pagare i debiti.

L’ulteriore errore, in questo difficile momento, sarebbe di ridurre quello che è un problema politico-economico ad un problema di criminalità. Di fatto ci si trova di fronte ad una situazione di crisi politica, sociale ed economica in cui l’aumento della già alta fiscalità si sta aggiungendo a quelle altre tasse che sono l’inefficienza della burocrazia e la lentezza della giustizia amministrativa e civile. Le responsabilità non sono ovviamente del governo Monti, ma il rapporto di reciproca fiducia tra individui e stato, fondamento di uno stato di diritto e di ogni progresso economico e sociale, deve essere ristabilito quanto prima. Con misure politiche.

Questi problemi di politica interna si aggiungono al delicato rapporto coi sindacati, coi partiti che sostengono il Governo e al fatto che per smentire definitivamente la voce di essere stato voluto dalla Merkel, Monti dovrebbe avere un atteggiamento politicamente più trasparente riguardo alle trattative sulla progettazione e realizzazione della riforma dell’Ue con le quali si gioca il futuro dell’Italia. L’errore maggiore potrebbe così rivelarsi quello di sottovalutare le motivazioni del disagio sociale, l’influenza su di esso dell’inefficienza della macchina pubblica e di pensare che sia i problemi interni sia quelli internazionali possano essere affrontati anche senza un ampio dibattito che deve aver sede anzitutto in Parlamento.

Si tratta di ridisegnare, in fretta ma bene, tanto il rapporto tra individuo e stato, quanto quello tra Italia ed Ue. E bisogna iniziare a farlo tenendo presente che sono due problemi che non possono essere separati e che occorre evitare che la sfiducia nei confronti dei politici si trasformi in sfiducia nei confronti dello stato.

Raimondo Cubeddu

(tratto da l’Unione Sarda)