“Er Califfo”, ecco perché i romani lo chiamavano così
31 Marzo 2013
Ma perché i romani avevano soprannominato Franco Califano "Er Califfo"? Il cantautore sornione e dalla vita avventurosa appena scomparso per una malattia era nato epicamente in un aereo sul cielo della Libia. E c’è un filo di orientalismo dietro quella amorevole definizione che la Città Eterna ha riservato al cantore delle borgate, della vita di strada e del sesso fatto senza ipocrisia.
Letteralmente, non c’è nessun collegamento tra il significato della parola Califfo, dall’arabo "khalifa", il monarca, se si può dir così, della Umma islamica e successore di Maometto, con l’autore di Tutto il resto è noia che anzi, nonostante lo stile di vita sregolato, era cattolicissimo e fan di Papa Benedetto.
Ma c’è sempre un senso figurato dietro le parole, soprattutto quando si tratta di lessico orientalista, cioè a dire di quel modo di vedere l’Oriente per mezzo di stereotipi (che poi tanto stereotipi non sono) che contraddistingue secoli di storia dei rapporti tra occidente e mondo arabo.
Per cui il Califfo con il passar del tempo è diventato sinonimo di un dispotismo enorme, anche erotico, come quello presunto tale delle Mille e una Notte, dove s’immaginano sovrani che si fanno una dopo l’altra tutte le vergini in un bagno di sesso, anche se poi quel libro antico di molte e ben altre verità ci offre testimonianza.
Da qui le leggende sulla vita erotica senza tregua di Franco Califano, racchiuse nel memoriale autobiografico "Il cuore nel sesso" edito da Castelvecchi. D’altra parte anche i primi Califfi scelsero architetture algide e decorazioni astratte per le moschee ma lasciarono grande libertà di espressione e di rappresentazione erotica nelle loro tenute private.
Per non dire del "Vathek", il romanzo dello scrittore inglese Beckford, che risale al 1785 e introduce nel gotico inglese e nel mainstream europeo tra Sette e Ottocento le fantasie dal sapore vagamente desadiano incarnate nel protagonista, il Califfo Vathek, ispirato a un vero Califfo della dinastia Abbaside.
C’è dunque tutta una storia di testi e sottotesti dietro quel soprannome affibbiato dai romani a Califano che passa dal modo in cui la nostra civiltà ha recepito e in buona parte reinventato la tradizione della bella e flessuosa Salomé, che certamente "Er Califfo" non si sarebbe lasciato sfuggire come ambita preda.