Era meglio l’Europa guidata dai fratelli Marx

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Era meglio l’Europa guidata dai fratelli Marx

16 Maggio 2012

Correva il lontano 1990, l’Europa come sempre era a un punto di svolta, con la riunificazione della Germania in corso, le conferenze intergovernative sull’unione monetari e sull’unione politica, si comincia a parlare di una Costituzione Europea e prende forma l’Emu, la prima fase della moneta unica. E’ l’anno della presidenza italiana dell’Unione, nelle mani del governo Andreotti, con Gianni De Michelis alla guida della Farnesina.

I giornali inglesi citarono una battuta feroce di qualche alto burocrate bruxellese rimasto anonimo, in seguito divenuta molto celebre: “la presidenza italiana sembra un autobus guidato dai fratelli Marx”. Cinque anni dopo il Sunday Times riprese quella battuta e la scagliò contro il governo Dini, di nuovo impegnato a guidare il semestre europeo: “Altre buffonate in arrivo con i Fratelli Marx che tornano al volante”. 

Viene quasi da rimpiangere quegli anni guardando all’Europa di oggi. L’Italia era sbertucciata per la sua guida un po’ caotica e creativa delle istituzioni europee, ma almeno c’era un autobus con tutti sopra, un volante per scegliere la direzione e qualcuno comunque alla guida. Oggi l’Europa non ha nulla di tutto questo: dall’autobus europeo, checché ne dicano i firmatari del roboante appello per un nuovo federalismo (Prodi, Bonino, Fitoussi, Amato e compagnia cantante) sono più i popoli che vorrebbero scendere di quelli disposti a continuare la corsa. Tra chi dovrebbe essere alla guida regna il paradossale e caotico dissenso: altro che i Fratelli Marx, qui sembra di essere nella sgangherata fraternità “delta tau chi” di Animal House. Solo per restare alla cronaca di queste ore i vertici europei hanno dato ognuno indicazioni opposte rispetto alla cosiddetta “Grexit”, l’uscita della Grecia dall’Euro. Wolfgang Schauble, il ministro delle Finanze tedesco sostiene che l’Euro può assorbire il trauma; Barroso, il presidente della Ue, ricorda che se non si rispettano le regole di un club è meglio uscire; Junker il presidente dell’Eurogruppo invece intima ai leader di non “giocare col fuoco”; Christine Lagarde, del Fmi crede in una uscita ordinata; per il neo presidente francese Hollande sarebbe comunque  una catastrofe; Cameron vuole la Grecia fuori al più presto, la Merkel frena perché ha paura che gliene venga addossata la colpa. Insomma, un pollaio ha maggiori doti di coordinamento dell’Europa a 27.

Ma se alla questione della Grecia sostituissimo quella degli eurobond o della Bce il risultato non cambierebbe. Ma la peggiore delle sensazioni è quella per cui, se anche ci trovasse d’accordo sulla direzioni da prendere, gli attuali guidatori si accorgerebbero presto che non esiste un volante a cui aggrapparsi: l’autobus va per la sua strada, come se le pulsioni disgregatici avessero ormai acquistato una propria inarrestabile dinamica.

Anche qui l’esempio greco è illuminante. L’Europa sei mesi fa voleva evitare a tutti i costi il referendum sull’Euro proposto dall’allora premier George Papandreu. Allora sembrò un’eresia, quasi un insulto alla compostezza e all’ efficienza con cui si era stabilito il piano di aiuti per Atene. Così la Ue ha spinto per un commissariamento del governo ellenico, ha gettato qualche altra decina di miliardi di aiuti ad un risanamento che non è mai neppure iniziato, e ora, con le nuove elezioni del 17 giugno, la Grecia avrà esattamente questo: un referendum pro o contro l’Europa. 

L’Europa non sembra in grado di prendere più decisioni condivise, di fare scelte in cui crede, ma peggio di così è l’evidenza che quand’anche fosse in grado di indicare una soluzione, una meta, non sarebbe in grado di raggiungerla. Così sentirsi dire ancora che “c’è bisogno di più Europa” sembra un po’ come voler ributtare in acqua un affogato.

Se la situazione non fosse così drammatica oggi si potrebbe sorridere dello scherno con cui Merkel e Sarkozy a Nizza, accolsero una domanda sull’affidabilità di Berlusconi e dell’Italia. Non era l’Italia a essere allo sbando. C’era già un’Europa intera a essere senza autobus, senza guida e senza volante. Oggi lo si vede meglio di ieri e si ha un po’ di nostalgia per i fratelli Marx.