Ero in piazza a Tirana e voglio dire che l’Albania non è la Tunisia

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Ero in piazza a Tirana e voglio dire che l’Albania non è la Tunisia

24 Gennaio 2011

Resta alta la tensione a Tirana, dove venerdì scorso 3 persone sono morte durante gli scontri fra manifestanti e polizia, nel corso della protesta organizzata dall’opposizione socialista. Si tratta di una evoluzione drammatica nella crisi politica che l’Albania vive da un anno e mezzo. Ero presente alla manifestazione e si vedeva lontano un miglio che qualcosa non andava, già nelle ore precedenti.

I leader dell’opposizione avevano rilasciato dichiarazioni incendiarie contro il governo di centro-destra, legittimamente eletto, di Sali Berisha. Ma quando è scoppiato il putiferio Edi Rama – sindaco di Tirana – e i suoi uomini di fiducia sono spariti nei bar presso al sede del partito. Nessuno di loro è sceso in piazza. Come mai? Perché i capi socialisti sono spariti come se quello che stava accadendo non li interessasse? Che genere di politico è quello che si rifiuta di gestire la folla accorsa al suo cospetto?

Ero con altri colleghi all’interno del corteo, volevamo sentire che aria tirava fra i manifestanti: all’improvviso un gruppo di un centinaio di persone è partito all’attacco armato di sassi e bastoni, ingaggiando la polizia che faceva da cordone attorno alla residenza del premier. Ho visto i loro volti. Sembrava che si stessero divertendo un mondo a spaccare tutto. Ridevano, lo giuro. Era chiaro che non erano lì per protestare contro la corruzione politica, contro la disoccupazione o la difficile situazione futura. Erano dei professionisti del disordine, gente che ha imparato a farlo di mestiere.

Hanno lanciato di tutto contro la polizia, ombrelli, cartelloni, sassi. Gli agenti subivano senza reagire fino a quando una molotov è esplosa in mezzo al cordone. Un agente è caduto in terra ferito, coma vegetativo. Così le autorità hanno ordinato di reagire con durezza e sono partite le manganellate. La manifestazione si è spaccata in due. I violenti da una parte e i socialisti dall’altra, divisi da un ponte. Le cariche della polizia sono state respinte con sassi e molotov mentre venivano date alle fiamme le auto nei dintorni.La polizia ha aperto il fuoco.

In Albania una manifestazione così violenta non si vedeva da 15 anni. Sul campo sono rimasti 3 morti e 39 feriti (17 agenti e 22 civili). Edi Rama lo ha definito un "omicidio di stato" ma il leader socialista non ha mai riconosciuto l’elezione di Berisha: l’ opposizione ha messo piede in parlamento solo sei mesi dopo il voto, per evitare la decadenza dalla carica dei suoi deputati. Da quel momento è stata scelta la linea dura, fino all’epilogo sanguinoso di venerdì scorso.