“Errore di sistema”, se questa è la Buona Scuola (online)

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“Errore di sistema”, se questa è la Buona Scuola (online)

21 Luglio 2017

“Sistema momentaneamente non disponibile”, “Errore, utente non autorizzato”. Per quanti aspirano ad entrare nella terza fascia delle graduatorie per l’insegnamento, questi avvisi, negli ultimi giorni, sono diventati alquanto familiari. E con essi anche la rabbia e le copiose lamentele che hanno letteralmente subissato i centralini del ministero dell’Istruzione. Che cosa è successo? Fonti ministeriali riferiscono che “Istanze on line”, la piattaforma attraverso la quale accedere per completare la domanda (compilando il modello B), è andata in “crash” per i numerosi accessi simultanei al sistema, dato che le domande complessive sono quasi 700.000. Risultato: rallentamento e conseguente blocco del server.

Ora, comprendiamo bene che di fronte a numeri del genere qualsiasi sito potrebbe avere dei problemi. Tuttavia, è vero anche che la mole di domande era certamente prevedibile, per cui si fa fatica a pensare che una piattaforma che fa capo al sito del Miur, che ha sempre a che fare un numero elevatissimo di accessi, possa andare “in tilt” in un momento cruciale per la successiva assegnazione delle supplenze. Anche perché i tempi stringono e molti temono di non poter indicare le istituzioni scolastiche prescelte in tempo utile. Sul problema è intervenuta direttamente la Ministra Fedeli che ha parlato di “necessario aumento delle risorse” per la risoluzione dei problemi.

E meno male che la riforma renziana della “Buona Scuola”, tra i suoi punti cardine aveva proprio quello della digitalizzazione del mondo scolastico. Per cui, non si dovrebbe nemmeno arrivare a dire che bisogna stanziare altre risorse. Tutto già doveva essere ampiamente previsto. A maggior ragione se si pensa che il governo Renzi e il suo clone Gentiloni si sono spesso autofregiati dell’appellativo “web friendly”, aperti cioè alle innovazioni relative al mondo on line. Tanto che Renzi è arrivato a nominare Diego Piacentini, vicepresidente di Amazon – non uno sprovveduto del settore, dunque – , commissario del governo per il digitale e l’innovazione, a partire dall’estate scorsa.

Ma niente da fare. Quello degli accessi negati alla piattaforma “Istanze on line” è l’ennesimo “malfunzionamento” che si aggiunge a quelli della riforma renziana della scuola che, risultati alla mano, è tutt’altro che “buona”. Se il cuore del provvedimento doveva essere la lotta al precariato e la fine della supplentite, l’enorme numero di sostituti che le scuole e i provveditorati sono costretti a nominare ogni anno per far partire la macchina, allora è chiaro che siamo ancora ben lontani dalla meta prefissata.

Le statistiche parlano chiaro: le supplenze sono calate appena di 13mila unità su 118mila, mentre le graduatorie provinciali dei precari contano ancora 45mila iscritti, numero che, ad onor del vero, dovrebbe calare con le nuove assunzioni, ma che, in ogni caso, resta altissimo. Insomma, la riforma che secondo il duo Renzi-Giannini avrebbe dovuto sbloccare le assunzioni, abbattere il precariato e, in ultima analisi, creare consenso in chiave elettorale, almeno fino ad ora non ha raggiunto praticamente nessuno di questi obiettivi. Anzi, ha creato più disagi che benefici.

Tanto che a farne le spese è stata proprio l’ex ministra del Miur, l’unica a non essere stata riconfermata nel governo clone il cui posto è stato preso dalla Fedeli, guarda caso vicinissima proprio al mondo dei sindacati che si sono fatti portavoce del malcontento sulla riforma. Dunque, un modo come un altro per cercare di arginare le falle di un mondo, come quello della Scuola, che continua a fare acqua da molte parti.