Esecuzione al cimitero, uccise madre e figlia. Procura: dinamica complessa
31 Ottobre 2016
Sono state uccise con una calibro 9, Edda Costabile, 77 anni, e la figlia Ida Attanasio, 52 anni, nel cimitero di San Lorenzo del Vallo, piccolo centro del Cosentino. La figlia ha anche cercato di scappare, ma è stata raggiunta da diversi colpi alle spalle, sparati da un killer che, probabilmente, ha agito a volto scoperto, per potersi avvicinare alle due donne senza destare sospetti.
I particolari sono stati rivelati dal procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha partecipato stamattina, a Cosenza, in prefettura, alla riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato d’urgenza a seguito del duplice delitto.
Si tratta di “una dinamica complessa che necessita di maggiori approfondimenti e speriamo di avere a breve tutti gli elementi per ricostruire nel dettaglio l’azione”, ha spiegato Facciolla, parlando con i giornalisti in Prefettura.
Le due donne uccise si trovavano nel cimitero per pregare sulla tomba del fratello di Francesco Attanasio, morto per un incidente stradale. La cappella, inoltre, nei mesi scorsi era stata bruciata. “Una famiglia per bene – ha aggiunto Facciolla – lontana da contesti di tipo mafioso. Il legame è l’amicizia tra Attanasio e Galizia.
Le due donne erano la madre e la sorella di Francesco Attanasio, che nel maggio scorso uccise un trentenne, Damiano Galizia, al quale doveva una somma di 17.000 euro. Ma Galizia sarebbe stato anche il custode di un grande arsenale di armi che apparteneva, presumibilmente, alle cosche di ‘ndrangheta del Cosentino. Un arsenale, che si trovava a Rende, che proprio Attanasio aveva fatto scoprire alla polizia. Il duplice omicidio potrebbe dunque essere una vendetta indiretta delle cosche.
Nei giorni scorsi, gli investigatori della squadra mobile di Cosenza erano andati a perquisire l’abitazione di Edda Costabile. La perquisizione della polizia sarebbe stata fatta proprio nell’ambito delle indagini sul ritrovamento dell’ arsenale a Rende avvenuto nell’aprile scorso.
“Troppi rivoli di indagini aperte bisogna rintracciare il filo che congiunge il ritrovamento delle armi, che coinvolge la Dda di Catanzaro, l’omicidio di Galizia sul quale indaga la Procura di Cosenza e il duplice omicidio. La perquisizione di qualche giorno prima – ha detto il procuratore di Castrovillari – è stato il grilletto che si è alzato, che ha indotto a pensare che qualcosa nelle nostre stanze stava accadendo. Abbiamo lavorato tutta la notte, tre ore solo per farci dire da una persona: si c’ero”.
“C’e’ tantissima paura – ha detto ancora Facciolla – e nel cimitero, dove c’erano centinaia di persone, all’arrivo dei carabinieri non c’era più nessuno, era scappato anche il fioraio. Solo ieri sera alle 11 e mezzo noi siamo riusciti ad individuare una persona che era certamente presente e che ci ha riferito notizie importanti, e poi, a ritroso, siamo riusciti ad individuare anche altre persone”.
“E’ evidente che questo efferato duplice omicidio rende necessaria un’intensificazione del controllo del territorio, che, per la verità , non è mai sceso sotto i limiti necessari”. Così il prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao. “E’ importante dare un segnale immediato – ha detto Tomao – perché non si può tollerare che vi siano eventi come quello che è avvenuto”.
Per il questore di Cosenza, Luigi Liguori, si tratta di “una vicenda di barbarie criminale perché forse per la prima volta, deliberatamente, si colpiscono direttamente delle donne all’interno di un cimitero. Segno che le regole di mafia non esistono più”.