“Esercito dell’Islam”. E’ a Gaza che si addestrano gli assassini dei copti
25 Gennaio 2011
L’attentato dinamitardo alla chiesa copta di Alessandria compiuto la notte di Capodanno, costato la vita a più di venti persone, sarebbe opera di un gruppo terroristico palestinese, "L’Esercito dell’Islam" (Jaish al-Islam). Domenica scorsa il ministro degli Interni egiziano, Habib al-Adly, in occasione del discorso pronunciato per celebrare il Police Day, in diretta sulla tv di Stato, ha dichiarato: “Abbiamo le prove decisive del loro atroce coinvolgimento nell’ ideazione e nell’ attuazione di questo infame atto terroristico". Secondo il Ministero degli Interni sono stati arrestati cinque egiziani ritenuti responsabili della pianificazione e della logistica per l’attentato.
Fino ad ora l’unico nome reso noto è quello di Ahmad Ibrahim Mohammed Lotfi, nativo di Alessandria, ventiseienne e laureato alla Facoltà di Lettere. Durante gli interrogatori Lotfi ha ammesso per iscritto di essersi addestrato nella Striscia di Gaza nel 2008, dopo essere rimasto folgorato dalla ideologia di al-Qaeda. Così, decide di dare il suo contributo alla Jihad e durante un soggiorno a Gaza Ibrahim viene messo in contatto con l’Esercito palestinese dell’Islam e con i suoi membri che gli affidano il compito di individuare in Egitto i punti più sensibili dove innescare attentati. Nel 2010 Ibrahim Lotfi, che intanto è tornato a vivere in Egitto, viene contattato dall’Esercito dell’ Islam: è stato deciso che dovranno esserci attentati e Ibrahim deve trovare la chiesa o la sinagoga più adatta dove consumare l’omicidio di massa.
Arriviamo così a dicembre quando i terroristi palestinesi legati ad Al Qaeda decidono che i tempi sono maturi e i militanti che dovranno farsi saltare in aria pure. Finita l’operazione, secondo alcuni stralci della confessione ripresi da Al Arabya, Ibrahim ha poi ricevuto le congratulazioni per il ruolo da lui svolto dai vertici dell’Esercito dell’Islam. Immediata è arrivata la replica del gruppo palestinese che con un comunicato ha respinto le accuse: "Non abbiamo alcun elemento di contatto con l’attacco alla chiesa di Alessandria, per quanto noi lodiamo coloro che l’hanno commesso". E Abu Ayham al-Maqdesi, portavoce dell’Esercito dell’Islam, ha detto a un corrispondente dell’agenzia stampa tedesca Deutsche Presse Agentur a Gaza che "non può confermare o smentire il loro coinvolgimento nell’incidente".
La posizione di Hamas invece, chiamato indirettamente in causa evocando la Striscia di Gaza, è alquanto ucronica ma più chiara e la ascoltiamo dalla bocca di Fawzi Barhoum lo spokesman del principale gruppo terrorista palestinese: “ Noi confermiamo la nostra tesi: c’è il Mossad dietro la strage di Alessandria. Al Qaeda non esiste né a Gaza né altrove; la nostra lotta è diretta contro il nemico sionista, è una lotta interna”. A smentire, però, le parole di Barhoum è la stessa denominazione della nuova organizzazione, Esercito dell’Islam, che vuole avere un significato internazionale che vada oltre le prospettive nazionali palestinesi. Una delle cause che spinse Hamas a rompere con l’ Jaish al-Islam ( oltre all’affaire del rapimento del giornalista Alan Johnston ) che ispirandosi al credo qaedista nasceva con l’obiettivo della lotta non per “un pezzo di terra”( anche se è una delle organizzazioni che hanno rivendicato il rapimento di Gilad Shalit ) ma per una “guerra religiosa per far tornare nel modo musulmano il Califfato” e infatti il logo dell’organizzazione contiene un disegno della terra, una spada, il Corano e nulla che indichi la Palestina.