Esordio della Slovenia alla guida dell’UE: la priorità è il Kosovo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Esordio della Slovenia alla guida dell’UE: la priorità è il Kosovo

08 Gennaio 2008

Da
Lisbona il timone dell’Unione Europea si è spostato a Lubiana, prima delle
matricole entrata nel 2004 ad arrivare alla presidenza dell’Unione Europea. L’avvenimento
acquista una valenza politica oltre che simbolica su cui è bene riflettere per
capire il nuovo volto dell’Europa con un baricentro spostato sempre più verso
est.

La
presidenza arriva a pochi giorni di distanza da un’altra tappa destinata a
creare un nuovo equilibrio tra le libertà dei singoli Stati e le regole comuni
di Bruxelles: l’ingresso nell’area di circolazione di Schengen di 24 Paesi,
colmando uno spazio che si estende dalla Lapponia a Lampedusa: una rivoluzione
politica che manda in soffitta la cortina di ferro. E dalla notte di
S.Silvestro anche Cipro e Malta fanno parte della famiglia allargata europea
che adotta la moneta unica. Con l’ingresso delle due ex colonie britanniche
entrano nella Eurozona 1 milione e 200 mila cittadini, per un totale di 320
milioni.

La
Slovenia è il primo dei nuovi membri dell’Est a guidare l’Unione, un premio che
riconosce gli sforzi compiuti nel recente passato da questo Paese. Con la
Slovenia a capo dell’UE, Bruxelles lancia un messaggio politico forte
indirizzato all’Est Europa. Per farlo Bruxelles ha puntato sul fiore
all’occhiello dell’Est, che l’establishment occidentale diffonde come un
modello riuscito di europeismo. Alla Slovenia è stato affidato il difficile
ruolo di mediatore politico, di ambasciatrice d’Europa in un’area in cui l’Europa
è salutata più con l’euroscetticismo che con fiducia. Il passaggio è stato accolto
con soddisfazione dalla classe politica guidata dal centro-destra di Janěz
Jansa, alleato di ferro del Presidente Bush.

Già
abituata al ruolo di prima della classe, la Slovenia fu il primo Paese ex
socialista ad adottare l’euro nel 2006 e resta il primo e unico Paese dell’ex
Jugoslavia a far parte dell’Unione Europea. A Bruxelles la Slovenia è
considerata un caso di success history,
un caso esemplare che secondo la cancelleria d’Europa deve risvegliare l’europeismo
negli altri Paesi dell’Est. E a ben vedere ha tutte le carte in regole per
riuscirvi perché quella di prima della classe non è solo un’immagine. Guardata
con simpatia dalla Germania, Lubiana gode di ottimi rapporti con gli Stati
Uniti. Coccolata da Barroso, aperta sulle questioni europee, ha un’economia in
crescita, una classe dirigente giovane e dinamica, un ministro degli Esteri,
Dimitrj Rupel, che in più di un caso si è dimostrato un abile mediatore
politico nel cuore dei Balcani.

Lubiana
subentra alla testa dell’Unione in una fase instabile per il centro-Europa. A
livello istituzionale le priorità sono dettate dal processo di ratifica del
trattato di Lisbona e dalla soluzione del doppio problema del Kosovo. L’indipendenza
del Kosovo annunciata dai leader albanesi e politicamente accettata dall’Unione
Europea, nonostante le riserve della Serbia, potrebbe riaprire scenari di crisi
imprevedibili nell’intera area dei Balcani. A questo si aggiungano i timori
della Russia che non è certo disposta a guardare restando in disparte. La
Serbia non è infatti a oggi disposta a cedere sul tema della sovranità nella
provincia a maggioranza etnica albanese, chiedendo un congelamento dei
negoziati con Bruxelles se questa dovesse riconoscere formalmente
l’indipendenza del Kosovo.

La
presidenza slovena è chiamata inoltre a presiedere l’inizio dei negoziati su un
accordo strategico sulle forniture del gas tra Russia e Unione Europea. Si
spera poi in un passo avanti, voluto dalla Germania, sulla riduzione dei gas
nocivi, in agenda insieme al ‘dialogo multiculturale’. A riguardo, la Slovenia
intende riconfermare la cosiddetta ‘agenda di Salonicco’. Il primo appuntamento
operativo sarà il 28 gennaio, quando i ministri degli Esteri dell’Unione
cercheranno l’accordo sul piano operativo della missione UE di polizia e
giustizia in Kosovo, già approvata dal Consiglio europeo. Un programma denso
per un piccolo paese che ha ancora tanto da dimostrare ad una Europa sempre più
grande.