Essere e fare banca per le comunità

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Essere e fare banca per le comunità

Essere e fare banca per le comunità

20 Settembre 2013

L’economia italiana continua ad attraversare una fase di profonda instabilità e difficoltà. Dai più recenti dati diffusi dall’Istat, risulta che l’indice destagionalizzato della produzione industriale, è diminuito dell’1,1% a luglio 2013 rispetto al precedente mese di giugno, con una flessione media nel trimestre maggio-luglio dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Di fronte ad uno scenario che appare ancora molto incerto, le Banche Popolari, fortemente radicate nel territorio con 75 istituti, per un totale di oltre 9.278 sportelli, ed una quota di mercato del 28,4%, hanno continuato a portare avanti le loro politiche fondate sulla qualità delle relazioni con la clientela e su un modo di “essere e fare banca” orientato a strategie di crescita di lungo periodo in ogni area economico-territoriale.

Le ultime elaborazioni relative alle segnalazioni decadali degli istituti della Categoria per il mese di luglio, mostrano un incremento dei depositi del 4%, mettendo in evidenza come la fiducia da parte dei soci e dei clienti non soltanto non sia mai venuta meno, ma vada addirittura crescendo nel corso dell’attuale fase recessiva. Tale dato riflette infatti questa tendenza da diversi mesi. Segnali positivi, che possono far meglio comprendere le ragioni che hanno spinto i clienti risparmiatori a riporre la loro fiducia nel Credito Popolare, emergono anche dall’andamento del flusso di nuovi finanziamenti sotto un milione di euro. Tale flusso, che approssima i prestiti alle PMI, si è attestato nei primi 7 mesi dell’anno a 21 miliardi di euro, sebbene gli impieghi fossero scesi nello stesso periodo a livello nazionale di oltre il 3%. È stato questo un valore in linea con quello dell’anno precedente, confermando il ruolo “anti-ciclico” delle banche del territorio. Questi istituti, proprio perché vocati ad un’operatività di tipo tradizionale, non hanno contribuito ad accentuare la tendenza del ciclo economico, provvedendo piuttosto – con il loro modus operandi – a smorzarne le criticità.

La vicinanza ed il rapporto fiduciario con la clientela da parte del Credito Popolare, ha permesso di continuare ad erogare crediti pur in un contesto economico piuttosto deteriorato, evidenziando una rischiosità comunque inferiore al dato medio di sistema. Ciò non ha comunque compromesso la qualità del credito. Solo un modello di banca relazionale permette, infatti, di conoscere la situazione dei clienti, potendo loro offrire soluzioni che meglio si adattino alle loro necessità e che possano – al tempo stesso – coniugarsi con i principi che regolano l’operatività bancaria. Analizzando l’andamento delle partite problematiche delle Popolari e confrontandolo con quello del sistema bancario emerge che la loro incidenza è rimasta pressoché la medesima nel corso della crisi e della recessione (2007-2013) attestandosi circa al 22%. Nello stesso periodo la quota di mercato relativa agli impieghi della Categoria è invece passata dal 20,7% al 24,5%. È questo un chiaro segnale di una migliore efficienza allocativa delle banche del territorio che, proprio attraverso la gestione del loro patrimonio di relazioni, sono riuscite anche nei momenti più duri a garantire il massimo sostegno alle comunità di riferimento, evitando sempre ogni azione che potesse arrecare pregiudizi ai singoli istituti.

Tale vocazione al localismo, che rappresenta la vera anima delle Banche Popolari, è stata e continua ad essere l’elemento portante della loro crescita e costituisce il tratto univoco della loro identità. Trovandoci ancora in un periodo di incertezza economica, seppure nella prospettiva di un’attesa ripresa, l’attenzione nel consolidare la propria prossimità e nel trasferire la robustezza che deriva dal sistema delle Banche Popolari a vantaggio delle comunità servite continua a rappresentare l’asset primario per il rilancio economico del nostro Paese.

* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari