Essere meridionalisti ai tempi della Lega

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Essere meridionalisti ai tempi della Lega

30 Agosto 2010

Reduce dai dialoghi del Melograno – gli incontri culturali organizzati a Monopoli – Gaetano Quagliariello si prepara ad una importante stagione politica e la Puglia, sostiene il vicepresidente dei senatori Pdl, sarà la cartina di tornasole, anche per gli equilibri al Senato. “Abbiamo di fronte una triplice sfida: per la guida del Paese, della Regione e della città di Bari, per questo dobbiamo fare squadra”.

Senatore, un bilancio sugli incontri del Melograno?

“Positivo: abbiamo avuto momenti anche originali, come i dialoghi immaginari organizzati guardando ai 150 anni dell’Italia. E’ stato un esperimento utile per far capire che la cultura non è un monopolio della sinistra, come da vulgata soprattutto pugliese”.

Quali sono le scadenze d’autunno per la Puglia?

“Come ovunque, terrà banco la sanità, su cui la Puglia rischia molto. La Regione dovrà partecipare al dibattito su una nuova sfida meridionalista, fatta di politica e culturale. Sul primo aspetto stanno lavorando Tremonti e Fitto, sul secondo tocca a tutti noi dimostrare che si può essere meridionalisti al tempo della Lega”.

Che vuol dire?

“Non è più proponibile nemmeno un’edizione riveduta e corretta dell’intervento straordinario: mancano le risorse e i soldi vanno dove fruttano e non è il caso del Sud, che deve attrarre capitali puntando sul contesto, a partire dalla battaglia per la legalità. Al Melograno il capo della polizia Manganelli e il procuratore barese Laudati hanno messo in luce che anche in Puglia non si può abbassare la guardia: la recente sparatoria avvenuta sul lungomare barese è il segno di una crescente insicurezza e quindi la regione non può dormire sugli allori, tanto più che sta andando in controtendenza”.

In che senso?

“Mentre si colpisce la camorra casertana e la mafia siciliana, in Puglia la criminalità organizzata sta crescendo”.

Cioè la criminalità pugliese è paragonabile a mafia, camorra e ’ndrangheta, che ormai ha la sua testa di ponte in Lombardia?

“Non sono comparabili, ma se ci sono fatti che producono insicurezza gli investimenti vanno altrove”.

Non crede che Bossi speculi politicamente sulla dualità del Paese, per esempio accusando Fini di voler sperperare le risorse al Sud?

“La dualità tra Nord e Sud c’è, ma durante la discussione sulla manovra finanziaria i più duri contro gli sperperi non sono stati i governatori leghisti, bensì Formigoni ed Errani, i quali sostengono che le Regioni virtuose devono essere trattate diversamente. E c’è un’opinione pubblica del Nord che non è più disponibile a pagare per le disfunzioni del Sud, dove – peraltro – non è possibile correggere ataviche situazioni con una bacchetta magica. Al Sud la classe dirigente ha di fronte un compito arduo: governare facendo i conti con diritti acquisiti, per esempio quelli creati nell’occupazione dal welfare state, avendo su di sé gli occhi del Nord. Quindi è un tentativo di corto respiro quello di chi, come Fini, spinge il Pdl verso la Lega”.

Lei ha parlato di allori, quindi c’è anche una Puglia positiva?

“Meridionale è lo sviluppo a macchia di leopardo e nella nostra regione le macchie sono più grandi che altrove, ma bisogna lavorare sinergicamente perché non si torni indietro”.

I governatori Vendola e Caldoro sono pronti a lavorare insieme: è sinergia questa?

“E’ un cosa giusta: il confronto deve essere serrato, ma quando possibile ci deve essere collaborazione tra i governatori e tra questi e il livello nazionale”.

Le ultime tornate elettorali non sono state soddisfacenti per il Pdl in Puglia. La rottura con Fini quali prospettive apre?

“Quella di Fini è una sfida interna che si deve definire su entrambi i versanti politici. Nel senso che i progetti del Pd e del Pdl finora hanno marciato in parallelo, con l’obiettivo di passare da una coalizione di partiti a partiti di coalizioni: un progetto espresso da Berlusconi e Veltroni nelle elezioni del 2008. La svolta della legislatura, con il conseguente fallimento della volontà riformista, si è avuta con la bocciatura del lodo Alfano che ha fatto venir meno lo scudo per Berlusconi: a quel punto si sono aperte le cataratte. A sinistra l’idea di riforme condivise è stata etichettata come collusione con il nemico e a destra è iniziata la caccia per il dopo Berlusconi. Se i finiani faranno un partito si aprirà una competizione nel centrodestra, ma quella principale è all’esterno”.

E la Puglia come entra in questo quadro?

“Sarà centrale nel panorama politico, perché Vendola si sta costruendo un ruolo nazionale, mentre Emiliano punta a sostituirlo e noi avremo di fronte la sfida nazionale, regionale e cittadina”.

Come vi preparerete per questa triplice sfida?

“Organizzandoci e creando un effetto sommatoria: Fitto, Mantovano, Azzollini, Quagliariello devono fare squadra, ognuno per la propria parte: nel ruolo di governo, sul territorio, in ambito culturale, perché la sfida in Puglia è decisiva: i voti di questa regione sono indispensabili per la maggioranza al Senato”.

Tratto dal Corriere del Mezzogiorno.