Europee, scoppia il caso Firenze che mette in imbarazzo tutto il Pd

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Europee, scoppia il caso Firenze che mette in imbarazzo tutto il Pd

14 Maggio 2009

I veleni in riva d’Arno tornano a galla. Quei veleni che per lunghi mesi hanno trasformato le primarie del centrosinistra in un modello "da evitare come la peste" per dirla con le parole dell’allora segretario nazionale Pd Veltroni, oggi riemergono trasferendo la loro forza dirompente sulla campagna elettorale per Palazzo Vecchio e per Strasburgo.

L’effetto rimbalza a Roma creando nuovi imbarazzi – per usare un eufemismo – nel quartier generale del Pd. Dario Franceschini, piuttosto contrariato dall’ennesimo caso Firenze, è costretto a metterci una pezza, ma la frittata ormai è fatta e la tensione si taglia a fette nella città dove il sindaco uscente Leonardo Domenici è il numero due della lista democrat per le europee (guidata da David Sassoli). Contro la sua corsa verso l’europarlamento si è scagliato il compagno di partito Lapo Pistelli, parlamentare e dirigente nazionale del partito, già eurodeputato.

Dal suo blog annuncia che no, lui non voterà per Domenici e suggerisce su chi concentrare le tre preferenze: anzitutto il capolista Sassoli di cui ricorda le radici fiorentine, "persona di grande valore, sia umano che professionale e politico". Le altre indicazioni sono per le europarlamentari uscenti Monica Giuntini (toscana) e Catiuscia Marini (umbra). Dunque niente sostegno a Domenici perchè, scrive Pistelli, "ci sono momenti in cui anche la costruzione di un partito o di un gruppo parlamentare poggia sulla scelta delle persone". Perchè occorrono "amore per la funzione per la quale ci si candida, sia empatia con gli elettori ai quali si chiede una delega a rappresentarli, entrambe precondizioni che non vedo realizzate in questa circostanza".

Apriti cielo. Bastano pochi secondi e il caso è sul tavolo di Franceschini e sulle agenzie di stampa. Con Domenici che va su tutte le furie e per qualche ora sospende la campagna elettorale. Da Roma il leader Pd bolla l’uscita di Pistelli come "posizione personale", fa quadrato su Domenici come faranno un istante dopo i big nazionali, toscani e fiorentini democrat. Sembrava finita qui. E invece no. Perchè Pistelli, ventiquattrore dopo, non solo conferma ma rilancia: non voterà Domenici. Ce n’è anche per il candidato sindaco Matteo Renzi, presidente uscente della Provincia, tra i fondatori del "partito" dei quarantenni intenzionati a "rifondare" un Pd in crisi permanente, a Firenze come a Roma.

Pistelli annuncia il sostegno alla lista Pd per Palazzo Vecchio, tuttavia critica alcuni punti del programma di Renzi e in particolare boccia le civiche renziane doc. Osserva che il suo piano dei "cento punti in cento giorni" è un prodotto buono ma "a due facce": da un lato si punta molto sull’immagine, la promozione della città; dall’altro si notano "alcuni silenzi, alcuni vuoti relativi al nodo delicato ma strategico dell’urbanistica". Il nuovo affondo di Pistelli sull’eurocandidato Domenici è netto: "Domenici si è molto innevorsito – scrive ancora sul suo blog – e alla luce dell’accaduto riconfermo e semmai rafforzo la mia opinione personale".

Alla faccia del monito di Franceschini, anche se in realtà – si fa notare nei ranghi piddini – la nuova bordata contro Domenici sarebbe diretta al leader nazionale. Punto e accapo. A comprendere cosa si muove all’ombra del Biancone aiuta la frase di un dirigente nazionale piddino che sconsolato rivela: " Questo partito è diventato un Kossovo, mitragliate da tutte le parti". Come dire: tutti contro tutti, segno evidente della debolezza del moloch che da sempre governa Firenze e su scala nazionale, di una nomenklatura "incapace di arginare veti e vendette, ricomponendo le controversie nel chiuso di una stanza, come accadeva ai tempi del vecchio Pci ma anche con Ds e Margherita", sibila un altro dirigente democrat.

"Fratelli coltelli". La ruggine tra Pistelli e Domenici riporta alle primarie di qualche mese fa per Palazzo Vecchio. Pistelli si candida, è considerato fin dall’inizio il super-favorito e sostanzialmente punta la sua campagna sulla continuità con l’amministrazione uscente. Il sindaco lo appoggia, tanto che a Renzi consiglia pubblicamente di non entrare nella competizione ma di restarsene tranquillo in Provincia per altri cinque anni. Consiglio caduto nel vuoto. Renzi diventa il competitor diretto di Pistelli, fino a quando (un mese prima della consultazione) irrompe nell’agone il dalemiano di ferro Michele Ventura sul quale convergono una parte consistente di ex Ds e Dl. Una mossa che spiazza Pistelli che, evidentemente  a Domenici non ha perdonato di avergli preferito Ventura. Le urne delle primarie "incoronano" Renzi. Per Pistelli è una sconfitta che brucia. Allora come oggi.

Ma al di là della ruggine tra i due, resta il dato politico di tutta questa vicenda che dimostra come ormai nelle file democratiche si proceda in ordine sparso. Nonostante i richiami di Franceschini che tenta di fare il pompiere per scongiurare "l’effetto Tafazzi" a poco meno di un mese dal voto amministrativo ed europeo. A maggior ragione in una piazza come quella fiorentina dove il Pd non può permettersi scivoloni. Nè per Palazzo Vecchio, tantomento per Strasburgo.
Ma sotto la cenere, si sa, il fuoco cova sempre.