Exit poll, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. E McCain sogna la sorpresa
30 Ottobre 2008
Le tv americane si apprestano ad incoronare Obama, ma ci si può fidare di sondaggi ed exit poll? Nelle ultime due presidenziali, i grandi network hanno mandato a letto i telespettatori senza poter proclamare il nome del presidente. Questa volta, però, secondo numerosi esperti, si potrebbe verificare una vittoria netta di Obama e così i direttori delle testate d´informazione non vogliono farsi trovare impreparati. Se, infatti, il senatore dell’Illinois conquisterà alcuni Stati chiave come Virginia, Florida e Ohio dove i seggi chiudono alle 20, orario della Costa Est, Obama potrebbe già aver teoricamente vinto prima che l’altra metà degli Stati Uniti, sulla Costa Ovest, abbia finito di votare.
L’analista dei mass media Andrew Tyndall ha riassunto così la questione alla Reuters: "Se Obama prevale in questi Stati, è una vittoria a valanga. Ciò significa che in pratica già alle 20.30 potremmo dire che la partita è chiusa. E allora bisognerà decidere cosa fare per il resto della serata". Tuttavia, dopo le figuracce rimediate nel 2000 e 2004, quando per far a gara a chi annunciava prima il vincitore sbagliarono le proiezioni, i principali network assicurano questa volta maggiore cautela. "Baseremo le nostre informazioni sul voto reale oltre che sugli exit poll e daremo le proiezioni solo quando avremo un certo margine di sicurezza sul risultato", ha rassicurato Jeffrey Schneider, uno dei capi dell’informazione della ABC. "Bisogna essere particolarmente attenti quest’anno", ha dichiarato, sempre alla Reuters, il responsabile per la politica di CNN, Sam Feist, spiegando che l´elevato numero di registrazioni di giovani, votanti per la prima volta, potrebbe far saltare gli schemi consolidati. Feist mette inoltre in guardia sull´attendibilità degli exit poll, che in passato si sono dimostrati a volte fuorvianti.
Proprio sull’affidabilità degli exit poll si è soffermato il sondaggista e grande esperto di flussi elettorali Michael Barone. In un recente editoriale sul "Wall Street Journal", Barone ha sottolineato che gli exit poll sono strumenti imperfetti, che potrebbero sovra o sottostimare le reali chance di un candidato. Durante tutte le primarie, per esempio, Barack Obama ha sempre ricevuto negli exit poll percentuali di consenso superiori a quelle ottenute a spoglio effettuato. Un mistero? Niente affatto. In America, infatti, soltanto il 50 per cento degli elettori a cui viene chiesto di riprodurre il proprio voto, una volta usciti dal seggio, acconsente. Non è difficile immaginare che gli entusiasti elettori di Obama, molti dei quali giovani, fossero più propensi di quelli di Hillary a "rivotare" nella cabina degli exit poll. Ecco spiegata l’anomalia. Un fenomeno che potrebbe verificarsi nuovamente il 4 novembre. Fidarsi è bene. Non fidarsi è meglio. McCain ci spera e sogna la sorpresa.