Expo, il lobbismo “all’americana” è ben altra cosa

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Expo, il lobbismo “all’americana” è ben altra cosa

13 Maggio 2014

L’imprenditore Enrico Maltauro, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti Expo, è apparso davanti ai giudici e avrebbe ammesso che il sistema funzionava attraverso dei "pagamenti ai mediatori". Sempre ieri, l’ex segretario dell’Udc ligure Sergio Cattozzo, filmato in un video mentre riceveva una busta, avrebbe detto tramite i suoi legali di fare un lavoro da lobbista, "all’americana". 

Difficile credergli pensando, come racconta la Stampa, ai bigliettini nascosti al momento dell’arresto piuttosto che alle informazioni sulle gare d’appalto che sarebbero state fornite in anticipo agli ‘amici’. Il legale di Maltauro avrebbe  a sua volta spiegato che l’imprenditore aveva "contrattualizzato un uomo di lobbing" per tirare le fila dei rapporti con il sottobosco politico. La linea difensiva di alcuni degli indagati, insomma, è di aver partecipato a una sorta di "intermediazione": sarà l’inchiesta condotta dalla procura di Milano a definire se siamo davanti a un caso di corruzione  o ad altri reati.

Ma il "lobbismo all’americana" è ben altra cosa rispetto a ciò che viene raccontato ai giudici: negli Stati Uniti, tanto per dire, esiste addirittura un organismo che rappresenta, con la massima trasparenza possibile, i gruppi d’interesse. Trasparenza, ancora una volta, è la parola chiave: leggi e regolamenti che tutelino sia i portatori di interesse, sia la classe politica che deve prendere delle decisioni e può quindi avvantaggiarsi conoscendo meglio la realtà economica di un settore. E’ questo che dovrebbe sancire una legge sulle lobby: impedire che sia alterata la concorrenza, che vengano "deviati" i processi decisionali, permettendo ai cittadini di essere sempre informati su cosa sta accadendo…