Faccia a faccia Berlusconi-Miccichè. Con l’ipotesi di un ministero per il Sud

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Faccia a faccia Berlusconi-Miccichè. Con l’ipotesi di un ministero per il Sud

23 Luglio 2009

Il partito del Sud non esiste. In Transatlantico ti rispondono così dalla pattuglia di deputati siciliani fedelissimi di Miccichè. Poi qualcuno si corregge e ci infila un “per ora” specificando che allo stato attuale non c’è nemmeno l’embrione di quella che potrebbe diventare una formazione politica, men che meno pensata o messa in piedi “contro il Presidente”. Ma l’intenzione di andare avanti resta immutata.

Quel che c’è, invece, è “un’attività movimentista dentro il Pdl” per segnalare che il percorso virtuoso inaugurato proprio dal governo Berlusconi dal 2001 al 2006 con atti “che facevano ben sperare” (dalle reti viarie Palermo-Messina e Catania-Siracusa, alla questione del treni per i pendolari) in questo anno e mezzo si è come inceppato, aprendo una corsia preferenziale per il Nord. Ora c’è bisogno di rimetterci mano rilanciando le cose da fare anche per il Sud. Certo, la brutta bestia della crisi economica ha complicato e molto la situazione, il terremoto in Abruzzo c’ha messo sopra il carico da novanta, ma  – è il ragionamento  dei deputati siciliani – così come il premier ha inaugurato l’avvio della Bre-Be-Mi , opera “importantissima, per carità, ci sarebbe piaciuto che altrettanto avesse fatto per la Puglia, la Sicilia o altre regioni del Sud alle prese con uno stato infrastrutturale a dir poco disastroso”.

Tutti ripetono quasi come in un refrain “la piena fiducia” nel Cav. che qualcuno degli on. siciliani definisce addirittura “straripante” e accolgono con altrettanta disponibilità il piano per il Mezzogiorno annunciato dal premier durante la direzione nazionale del Pdl appena dopo aver definito il partito del Sud un “progetto iniquo, che non ci sarà”. Tuttavia ribadiscono quello che appare più di uno slogan, soprattutto se applicato ai numeri in Parlamento: “Non molleremo”. Il che significa, nessun passo indietro. Resta dunque in piedi l’ipotesi di deputati e senatori meridionali che potrebbero coalizzarsi attorno al progetto di Miccichè per farlo “pesare” anche con il voto in Aula sui provvedimenti dell’esecutivo.

La “pratica” è da giorni nella mani del Cav. e l’obiettivo è solo uno: ricomporre il quadro e far rientrare il movimentismo di Miccichè per ricondurre tutto nell’alveo di richieste legittime su istanze delle quali, peraltro, il governo ha già ben chiaro il carattere di necessità e urgenza. Come? Intanto ricercando un punto di mediazione con Miccichè.  Il faccia a faccia è atteso per oggi, anche se i parlamentari siciliani non escludono che serviranno “ulteriori incontri”. C’è poi il piano per il Mezzogiorno sul quale Berlusconi ha in un certo senso giocato d’anticipo cercando di depotenziare la mossa dei “movimentisti” portandoli a  ragionare anzitutto su un progetto dell’esecutivo  e ribaltando così la prospettiva del confronto. Eppoi – fanno notare i parlamentari siciliani – c’è “il rapporto indissolubile tra Berlusconi e Miccichè” considerato un buon viatico per trovare la “quadra”.

Al di là degli auspici, la partita potrebbe ruotare attorno all’istituzione di una struttura deputata ad occuparsi dei problemi e delle risposte per il Sud da affidare allo stesso Miccichè.  C’è chi ipotizza un dicastero ad hoc, un ministero per il Mezzogiorno, per l’appunto.  Prospettiva che i “miccicheiani” ovviamente accolgono con un sorriso a trentasei denti stampato in faccia, anche se – strategicamente – dicono di non saperne nulla. Subito dopo ammoniscono: “Basta non sia una medaglietta, nel senso che dovrebbe essere un ministero con portafoglio e con delega al Cipe”. Non solo: si parla anche di una cogestione dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), tasto sul quale batte da tempo Miccichè puntando l’indice contro il titolare del Tesoro. Ipotesi di fronte alla quale lo stesso Tremonti avrebbe puntato i piedi, al punto da paventare le sue dimissioni.

In alternativa, per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio potrebbe aprirsi la strada del coordinamento regionale del Pdl in Sicilia. La voce circola in Transatlantico, ma è ritenuta meno probabile rispetto “all’opzione A”. Anche perché i contrasti, mai sanati, tra Miccichè da un lato e Alfano e Schifani dall’altro, finirebbero per riesplodere in tutta la loro virulenza, mettendo a dura prova la tenuta del partito nella regione considerata più di ogni altra la “cassaforte” di voti per il Pdl.

Oggi dunque il nodo potrebbe essere sciolto, come no. L’unica cosa certa è che la partita per ricomporre le spinte “sudiste” si incrocia con il voto di fiducia sul decreto legge anticrisi che proprio nel pomeriggio impegnerà l’Aula di Montecitorio.  Semplice coincidenza temporale? E se il faccia a faccia tra i due dovesse concludersi con una fumata nera, come voteranno i parlamentari movimentisti (il tempo per riflettere e decidere c’è dal momento che il voto è programmato alle 18,40)? Uno degli uomini di Miccichè lasciando il Transatlantico  ci pensa un attimo e poi sussurra: “Per favore, non mi faccia rispondere a questa domanda”.