Facciamola finita con la “Dottrina Mitterand” e gli assassini alla Battisti

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Facciamola finita con la “Dottrina Mitterand” e gli assassini alla Battisti

03 Gennaio 2011

Anche Lula, sul caso Battisti, ha applicato la cosiddetta “dottrina Mitterand”. Negli anni di piombo in Europa la Francia non ebbe terrorismo. A Parigi si dettero appuntamento gruppettari anarco-fascio comunisti di tutto il mondo; lì avrebbero discusso, pensato, programmato; ma non agito, questo era l’accordo con Mitterand: accordo tacito, coperto dalla bandiera francese repubblicana, liberté, égalité , fraternité per tutti. Ovviamente la dottrina Mitterand (o dottrina del "paraculo", come qualcuno disse), non veniva applicata ai movimenti politici indipendentisti francesi, corsi, baschi e bretoni, per esempio.

Va da sé che i gruppettari ospitati dovevano garantire di essere in condizione di impedire azioni violente in territorio francese da parte dei propri e degli altrui  movimenti eversivi. Non solo; poiché Mitterand era stato eletto da un fronte dell’allora "sinistra" e faceva in sostanza una politica liberal-democratica, spesso in contrasto con gli ideali e le promesse del "programma comune", aveva la necessità di coprire la sua immagine di socialista; e lo fece anche ospitando cosiddetti esuli, cosiddetti rivoluzionari di tutto il mondo.

Lula si sta trovando in una situazione analoga a quella di Mitterand, anzi ancor più esposta. Mitterand aveva anche fatto il ministro degli interni della Francia coloniale; Lula aveva invece combattuto con la guerriglia il potere di una destra dittatoriale in Brasile. Andato al potere, ha dovuto anche lui fare una politica liberal- democratica, in contrasto non solo con tutte le sue vaghezze giovanili  rivoluzionarie, ma anche con le forze social democratiche del Paese, che alle ultime elezioni sono state anche più importanti del previsto.  In poche parole ha avuto ed ha un doppio volto da difendere.  Quindi la dottrina Mitterand gli è servita nel caso Battisti; si è ricreato l’immagine necessaria per esser il leader di quella sinistra radical chic, importante in Brasile , come in Francia. Probabilmente non a caso il Battisti fu dato dai “francesi”  ai “brasiliani”, bisognosi tutti e due della dottrina Mitterand (o dottrina del "paraculo").

Come noto il Battisti non c’entra nulla con la politica e la rivoluzione; è un assassino e anche, a leggere le sue imprese comprese  quelle adolescenziali, dei peggiori. Ha anche una comprovata capacità di mascherarsi e di mentire su tutto. E’ riuscito a farsi adottare dai gruppettari francesi e dalla loro gauche caviar, intellettualmente forte in tutto il mondo. Operazione riuscita, grazie soprattutto a questa  sua straordinaria capacità di recitare il falso. Quindi il Battisti come strumento della dottrina Mitterand è andato benissimo anche a Lula.

Con quali prospettive? Non molto felici per il Battisti, se Lula ha lo stesso cinismo dei Mitterand, ma anche degli Chirac e dei Sarkozy, che hanno gestito l’affaire. In effetti lui ha fatto il gesto e si è messo l’aureola in testa, di fronte ai suoi "rivoluzionari"; se poi questa aureola dovesse costare troppo al Paese liberal democratico, saranno altri suoi compagni a scaricare l’ospite incomodo.

E oltretutto il Brasile non è la Francia; lì ancora la gente si ammazza per la strada; altroché paura per la sua vita in Italia (certo nelle carceri italiane probabilmente non sarebbe accolto con una “ola”); il Battisti deve temere per la sua vita in Brasile ove un sicario, pubblico o privato che sia, a quanto dicono, costa non più di 300 euro  ad assassinio; e non son pochi a odiarlo, a cominciare dai suoi “cari” abbandonati o traditi. La pulizia di una favela di Rio operata dai poliziotti-gorilla  di Lula, mostrata in mondovisione qualche giorno fa, sembrò  una fiction con il sangue e la  violenza un tanto al chilo e muscolo. Ecco, Lula potrebbe arruolare il suo neo–concittadino Battisti  tra i suoi gorilla delle favelas ; ma non per tenerlo a tavolino, ma  per stare invece nel sangue, come piace a lui.

Tutto questo è per dire con chi stiamo trattando. Facciamola finita con questi minuetti di diritto (che non servono più  neppure all’interno dell’Unione europea, ove tuttora  chiunque potrebbe fare il Mitterand  con assassini corsi o baschi o irlandesi o altri); andiamo ai fatti e spieghiamo al mondo che la dottrina Mitterand è ipocrita e pericolosa, per le relazioni tra Stati di diritto e democratici (o républicains, come dicono retoricamente i politici francesi); e che chi  la applica ne deve pagare le ovvie conseguenze, diplomatiche (rapporti bilaterali e multinazionali) e materiali (rapporti economico-commerciali ).