Facebook e creatività, ecco lo specchio della scuola che cambia. In meglio

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Facebook e creatività, ecco lo specchio della scuola che cambia. In meglio

25 Giugno 2009

Svevo, la creatività, l’amore, la cultura giovanile, i social network, ma anche il 150 anni dall’unità d’Italia e la caduta del muro di Berlino. Si sono accesi i riflettori sulla prima prova scritta dell’esame di maturità che licenzierà circa 500mila studenti italiani e la prima ad essere sottoposta a valutazioni è come ogni anno il ministro.

Sarà perché Mariastella Gelmini era una neofita del mondo della scuola, perché si è trovata intrappolata nel vortice delle polemiche appena insediata in un ruolo che all’inizio sembrava più grande di lei o per il piglio rigorista con cui ha voluto rigettare le fondamenta di una scuola che sta lentamente declinando verso il chissà cosa e il chissà dove. Saranno tutte queste cose assieme o molto altro, ma l’attenzione per queste tracce sembrava preludere alla prova di maturità prima che di mezzo milione di studenti italiani, di una ministra “sui generis”. E la prova è stata, almeno a una prima valutazione, superata.

“I temi di quest’anno sono una novità – sostiene Sergio Belardinelli, professore di sociologia dei processi culturali a Forlì e attento osservatore dei problemi della scuola – parlano di questioni vive, che coinvolgono gli studenti di diciannove anni molto più dei professori che quelle tracce le pensano e le scrivono. Non è affatto un caso che i temi siano collocati tutti nella seconda metà del Novecento".

Spazio ai giovani, dunque, ma se i temi si fanno più appetibili e alla portata degli studenti, il rischio non è che tracce divengano un po’ prevedibili? “Non parlerei di temi scontati, e anzi darei merito a chi li ha scelti. Perché a legger bene, sottotraccia, vi sono molti risvolti significativi di un’aria che per la prima volta sta cambiando”. Al bando, quindi, rivoluzioni industriali, post-colonialismo e ambiente, temi stucchevoli e polverosi quando non smaccatamente “de sinistra” e via libera alla cultura giovanile, nel senso più ampio e nobile possibile.

“In effetti le tracce presentano un innegabile vantaggio: sono tutte collocate nel Ventesimo e Ventunesimo secolo. L’Ottocento scompare e questo è un segnale importante di cambiamento. Non è un caso che anche le tracce più propriamente storico-politiche affrontano argomenti vivi, e a loro modo provocatori": i 150 dall’unità di un’Italia che stenta ancora ad essere unita, l’importanza di una data troppo spesso dimenticata ma carica di significati simbolici: "quanti dei nostri giovani ricordano quella notte di novembre di vent’anni fa in cui a Berlino fu abbattuto il muro della dittatura in nome della democrazia e della libertà? La maggior parte di loro nasceva in quegli anni.”

Quindi la scuola si svecchia e, a giudicare da chi la scuola la fa e la vive in prima persona, cioè gli studenti, per fortuna. Il che non significa attribuire un imprinting giovanilista al nostro stantio sistema di istruzione. Se qualcosa ha dimostrato in questo anno di governo Mariastella Gelmini, infatti, è proprio la volontà di tornare ad un’antica quanto necessaria linea di rigore, e in questa linea si colloca anche la sfilza di bocciature inflitte agli studenti. Chi abbia da ridire su tutto questo non conosce affatto lo stato in cui versa il nostro sistema di educazione e formazione. Se lo conoscesse, non si riempirebbe la bocca di tanta retorica e poco realismo.