Facebook? Molto più che un fenomeno di costume
10 Dicembre 2008
Ogni moda ha la sua ragione d’essere. Sbaglia chi tende a liquidare un fenomeno diffuso, come manifestazione superficiale di suggestione di massa e di labilità culturale. I fenomeni sociali che si determinano con le mode conducono spesso a profonde trasformazioni della società stessa, in un susseguirsi di cause ed effetti che rendono difficile distinguere se è una nuova esigenza a determinare una nuova moda o se è questa a creare nuove necessità.
Ai sociologi il compito di dipanare la matassa, ma ai politici il dovere di prendere in considerazione fenomeni di costume che hanno implicazioni sociali profonde. Facebook è uno di questi fenomeni. Anzi, considerato il carattere dirompente della sua diffusione, è probabilmente il fenomeno mediatico del momento. In poco più di un mese, da ottobre ad oggi, in Italia le registrazioni sono quasi triplicate, passando da un milione e mezzo a oltre 4 milioni. Un social network che non può essere ignorato da chi è investito del ruolo della rappresentanza e che quel ruolo l’ha, per una parte, ricevuto dagli stessi frequentatori di Facebook.
La rete ha messo a disposizione di tutti un potente strumento di comunicazione che, in quanto tale, deve essere utilizzato per creare un filo diretto con i cittadini. Il vantaggio di avere a disposizione un mezzo di contatto interattivo, può aiutare la politica.
Si discute ancora, in questi giorni, della vittoria di Obama, il neo eletto presidente degli Stati Uniti, che incarna l’immagine dell’uomo politico giovane, pragmatico, capace di interpretare i bisogni delle persone e di farsi sentire vicino a loro. Una vittoria costruita con grande maestria, perché le doti personali vanno presentate ed esaltate per poter raggiungere certi traguardi. Facebook ha avuto la sua parte nel dare visibilità e valorizzare le caratteristiche e le tante capacità del candidato democratico e quindi anche nella sua vittoria.
Certo, Obama non ha vinto perché ha tanti amici su Facebook, ma ha potuto raggiungere tanta gente e ha saputo essere convincente, anche in questo suo modo di fare propaganda politica. Lo stesso può valere per qualsiasi altro politico, in qualsiasi parte del mondo: basta avere la sensibilità giusta per comprendere e saper distinguere, tra le tante potenzialità di questo network, quelle più utili. Occorre, in primo luogo, abbandonare l’atteggiamento scettico e conservatore di chi reputa un impoverimento dell’esercizio della politica, il ricorso ad una formula di comunicazione quasi scanzonata come Facebook. E’ invece una formula semplice e proprio perché tale è più efficace.
Tutto è ancora da sperimentare ma l’approccio della politica deve essere di massima disponibilità, soprattutto per un’area come quella di centro destra, che, per quanto se ne dica, non dispone dello stesso appoggio dei mezzi di informazione su cui, invece, può contare il centro sinistra.
Non voglio, con questo, dare una connotazione politica a Facebook, semplicemente vorrei sollecitare gli esponenti del PDL ad una valutazione attenta e responsabile su quanto la tecnologia ci offre per poter svolgere al meglio il compito assegnatoci, anche affidandosi alle mode del momento. Non ci sono modi frivoli e modi seri di comunicare lo stesso tipo di messaggio, ma ci sono modi legittimati dal raggiungimento dell’obiettivo, ovviamente in un’ottica virtuosa del concetto machiavelliano.
Considero Facebook lo strumento più moderno di cui possiamo disporre oggi, e che lascia libero ciascuno di arricchirlo dei contenuti che reputa giusto di dargli. Usiamolo e facciamone buon uso. Io lo sto già sperimentando.
* Francesco Casoli è un senatore (PdL) e imprenditore italiano