Faisal Shahzad non aveva altra nazionalità al di fuori dell’Islam

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Faisal Shahzad non aveva altra nazionalità al di fuori dell’Islam

13 Maggio 2010

“Un musulmano non ha nazionalità a eccezione della sua fede” diceva Sayyid Qutb, una delle guide e dei fari che hanno ispirato il fondamentalismo islamico negli ultimi decenni. Da questo assunto è partito Fouad Ajami, professore alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies e presso la Stanford University’s Hoover Institution, per spiegare il fenomeno dei nuovi estremisti come Faisal Shahzad, figli di seconda o terza generazione di una patria che non riconoscono. In cui crescono e vivono ma che ideologicamente non gli appartiene.

La dottrina di Qutb, che fu giustiziato dal presidente Nasser nel 1966, a distanza di 40 anni continua a proliferare, facendo seguaci tra i ‘bravi ragazzi’ come Faisal Shahzad, il giovane di origini pakistane che ha preparato l’attentato di Times Square di due settimane fa, o il maggiore Nidal Malik Hasan, la "quinta colonna" che fece scempio dei suoi commilitoni a Fort Hood.

Nel pezzo che vi proponiamo in lingua originale, Ajami ricostruisce la vita di questi uomini che vivono eternamente in fuga dalla loro patria, covando dentro di sé un odio irriducibile verso l’Occidente, con i suoi confini aperti, l’ideale della cittadinanza moderna figlio della globalizzazione, le sue donne emancipate e la resistenza ai dogmi religiosi. Fino a qualche tempo la "preparazione", l’addestramento operativo e l’indottrinamento di questi soggetti si svolgeva fuori dai confini dell’Occidente, oggi, sempre più spesso, questo ‘tabù’ è caduto. Nei casi che abbiamo citato siamo di fronte a persone che per il loro grado di istruzione e il modo di vivere sembrano perfettamente assimilabili alla classe media del paese che li ospita, ma che in realtà provano un rancore violento verso la società occidentale.

Una realtà spiegata bene nel 2007 da Hans M. Enzensberger nel saggio “Il perdente radicale”, in cui l’autore descrive il profilo, senza tempo, dei nemici dell’Occidente. Uomini che hanno resuscitato la tradizione del nichilismo romantico, mescolando istanze religiose, politiche e sociali in una strategia di distruzione a vasto raggio. Contro l’America, contro il capitale internazionale, contro il sionismo, contro gli infedeli. Perché il perdente radicale non conosce la soluzione del conflitto, il compromesso. Il suo unico obiettivo non è la vittoria ma lo sterminio, non è il controllo ma il dissolvimento, non è la vita ma il suicidio collettivo e la fine con orrore.