Fallito il ribaltone e archiviate le urne, Fini scarica il Pd per non perdere voti

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Fallito il ribaltone e archiviate le urne, Fini scarica il Pd per non perdere voti

06 Marzo 2011

Assodato che il voto anticipato non ci sarà, almeno per i prossimi dodici mesi, Fini cambia registro e ‘scarica’ il Pd. Come? Con l’ultima trovata propagandistico-elettorale del ricco repertorio futurista: Pdl e Pd sono due partiti conservatori nel senso che non vogliono il cambiamento. C’è qualcosa che non torna nel ragionamento del presidente della Camera e a dirlo è la storia degli ultimi sedici anni che Fini ben conosce avendoli passati al fianco di colui che oggi bolla come ‘conservatore’. Eppoi non dice chi sono per lui i nuovi riformisti, tranne ovviamente lui e i suoi. Infine boccia Bersani e Di Pietro coi quali qualche mese fa si diceva disponibile a governi di salvezza nazionale, di emergenza nazionale e vai col valzer di sostantivi, perché a suo dire ancora e troppo ancorati all’antiberlusconismo che invece Fli vuole abbandonare definitivamente.

Una mossa dal un lato per serrare le fila e rassicurare gli elettori dopo la diaspora di parlamentati dal partito proprio perché troppo sbilanciato tra Pd e Udc,  dall’altro per aprire la caccia al voto in vista delle amministrative di maggio, vera prova del nove per i destini di Fli e del suo leader. Ma se Fini chiude la porta a Bersani&Co., il suo luogotenente ripete che mai Fli andrà con la sinistra e tuttavia non ci trova niente di strano a sedersi attorno a un tavolo per fare regole condivise. Tanto che a stretto giro arriva l’invito della Bindi a passare dalle parole ai fatti perché “dobbiamo mandare a casa Berlusconi”. Quanto all’antiberlusconismo, nonostante i buoni propositi del presidente della Camera, resta ancora il tratto distintivo della linea futurista e quello dell’imminente campagna elettorale se è vero come è vero che Bocchino non più tardi di qualche giorno fa a Porta a Porta ha mostrato sul suo IPad gli slogan futuristi gran parte dei quali calibrati proprio sulla demolizione politica del Cav. e del Pdl.

Nella convention dei Circoli di Fli dice che è tempo di chiudere la pagina del berlusconismo e dell’antiberlusconismo perché, dice, è questo che frena il Paese. Una correzione di tiro che al presidente della Camera serve più che mai in questa fase dal momento che è ormai certo che di voto anticipato non se ne parla almeno fino al prossimo anno e che tra due mesi ci sono le amministrative. Fini ha quindi necessità di fugare una volta per tutti i dubbi e i punti interrogativi su una linea politica che da Bastia Umbra in poi ha cambiato diverse rotte (e per questo molti parlamentari hanno lasciato Fli) e tempo stesso vuole mandare messaggi rassicuranti all’elettorato per guadagnare voti e il terreno perso con la debàcle delle mozioni si sfiducia rivelatesi un boomerang micidiale per i futuristi nell’affannosa corsa alla spallata al Cav.

Così prova a sgomberare il campo dalla nebbia sulla ‘deriva a sinistra’ che torna a considerare la causa di un “colossale infingimento” , di atteggiamenti in “malafede” o “provocazioni” di bassa lega. Spiega la sua idea dell’Italia, un’idea diversa da quella del centrodestra ma anche del centrosinistra che al di là dell’antiberlusconismo “non è in grado di mettere in campo nessuna idea di alternativa”. Il motivo, a suo dire, sta nel fatto che entrambi gli schieramenti sono conservatori nel senso che temono e non vogliono il cambiamento. Allo status quo, contrappone i suoi cavalli di battaglia, dalla giustizia, alla legalità, dal welfare all’ambiente, alla ricerca e innovazione: questioni delle quali per Fini, non solo Berlusconi e Bossi ma pure Bersani e Di Pietro non se ne fanno carico, ossessionati come sono dall’antiberlusconismo.

Eppure, a ben guardare, l’idea che il Cav. rappresenti tutto il male del mondo, è stata la linea che fin qui ha motivato e guidato il progetto futurista, basta andare a rileggersi gli editoriali di Filippo Rossi (non ultimo quello dove annunciava l’adesione di Farefuturo alla manifestazione anti-Cav, per la tutela della Costituzione che gli è poi costata la poltrona di direttore del web magazine con la netta smentita della Fondazione guidata da Adolfo Urso), o riprendere i testi dei più recenti interventi di Bocchino alla Camera per comprendere come l’avversione ideologica al berlusconismo è ben radicata nel dna dei finiani duri e puri. Tanto è vero che gli esponenti moderati (da Viespoli a Saia) se ne sono andati. E se mai ci fosse bisogno di conferme, era sufficiente seguire ieri sera su La 7 la performance del segretario-nominato di Fli (imposto dal vertice, non votato dalla base) per fugare qualsiasi dubbio.

Una requisitoria durissima contro il premier e il suo governo accompagnata solo dal mantra ‘noi siamo diversi, noi siamo il vero centrodestra”. Per non parlare dei toni e delle parole che Bocchino ha riservato al suo interlocutore, Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale che ha replicato con altrettanta durezza. Il capo di Fli gli ha dato del ‘killer’ al soldo di Berlusconi e buona parte della trasmissione è andata via su questo leit-motiv impreziosito dalla domanda: ma chissà quanti soldi prendi da Berlusconi per fare ciò che fai sul Giornale, perché non dici quanti soldi prendi? Di politica, quella alta, qui c’è ben poco. Di un’idea diversa dell’Italia tratteggiata da Fini non c’è traccia se non la pervicace e ostinata convinzione che il premier deve togliere il disturbo, non importa se è lì grazie ai voti degli elettori e in Parlamento ha una maggioranza che gli consente di governare.  

Alla convention dei Circoli, Bocchino ripete che Fli sarà un partito “plurale, democratico, laico e non ideologico” (chissà cosa deve aver pensato in quell’istante Adolfo Urso seduto in prima fila) e chiude ricorrendo a una metafora di Pinuccio Tatarella paragonando Fli alla “bacinella  che serve a raccogliere il vino che si riverserà quando andrà in frantumi la damigiana di questa maggioranza”.

Certezza granitica, la sua , ma nella vita come in politica è impresa ardua fare previsioni attendibili, meno che mai definitive. E se ad andare in frantumi prima della damigiana fosse la bacinella (futurista)?