Famiglie in piazza a Roma per l’ultima tappa del “Bus della Libertà”
01 Ottobre 2017
Si è concluso con una manifestazione di famiglie in piazza Bocca della Verità, a Roma, il tour del “Bus della Libertà” che, per una settimana, ha portato su e giù per l’Italia la campagna no gender “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine” promossa dalle associazioni CitzenGo e Generazione Famiglia. Mamme, papà, bambini e simpatizzanti hanno accolto in un clima di festa l’autobus arancione che, annunciano gli organizzatori, adesso si ferma ma presto ripartirà per un nuovo itinerario.
L’avventura di Filippo Savarese, Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu – gli attivisti che hanno viaggiato a bordo del bus – non è stata priva di sorprese. La più spiacevole l’hanno trovata a Napoli, l’ultima tappa prima del rientro dopo quelle di Firenze, Milano, Brescia, Bologna e Bari. Il Comune partenopeo aveva regolarmente autorizzato per venerdì scorso la sosta del bus in piazza Trieste e Trento, ma dopo l’opposizione dei centri sociali e dei collettivi LGBT, il sindaco, Luigi De Magistris, ha revocato il permesso a poche ore dall’appuntamento. Nonostante il dietrofront intimato dalla polizia municipale, il bus ha sostato brevemente nella piazza in segno di protesta nei confronti di una revoca puramente politica e ideologica.
In piazza, sabato, insieme ai manifestanti e ai rappresentanti delle associazioni delle famiglie, c’erano anche due rappresentati del Parlamento, la deputata Eugenia Roccella (Idea) e il senatore Lucio Malan (Forza Italia). “Manifestare è necessario per difendere cose di buon senso – ha detto Roccella – visto che il nostro spazio di parola è ormai limitatissimo, negato dai mass media e da chi fa opinione”. L’onorevole, che è stata portavoce del primo Family Day, cita il provvedimento legislativo sul gender in discussione alla Camera per spiegare che “era stato sospeso ma lo hanno ripreso con la scusa che dovrebbe fermare la violenza sulle donne”. “Io non lo condivido – ha sottolineato – e se porta la mia firma, ma presto chiederò di toglierla, è solo perché al testo base è stata associata la mia proposta di legge sulla libertà di educazione, un’iniziativa pensata per imporre il consenso informato dei genitori in tutte le attività, curriculari ed extra”. La deputata di Idea osserva che, ovviamente, “non ci sarà tempo perché la legge venga approvata da Camera e Senato, ma resta comunque un rischio non da poco, come rischiose sono le bandiere ideologiche, come quella del gender, poste dal Pd a sei mesi dal voto solo per radunare il consenso”.
Quella contro l’ideologia gender “è una battaglia – aggiunge il senatore Malan – che si fa ogni giorno parlandone, a scuola, in famiglia, sui social network, ovunque. Se ci tolgono cose fondamentali, come la verità di essere uomini e donne, e la libertà di poterlo dire, ci tolgono tutto”.