Fao. Salgono i prezzi dopo il vertice. Le ong accusano
06 Giugno 2008
di redazione
Dopo la conclusione del vertice delle Fao indetto per rispondere all’emergenza della fame nel mondo, i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati vertiginosamente con punte che toccano il 4% per riso, grano e soia e 5% per mais e orzo. Lo dice la Coldiretti che riporta i dati del Chicago Board of Trade, punto di riferimento per il commercio internazionale delle materie prime agricole. Per l’organizzazione degli imprenditori agricoli questo aumento, immediatamente conseguente alla conclusione dei lavori degli oltre 180 rappresentanti di altrettanto paesi che si sono riuniti negli ultimi giorni a Roma, dimostrano che Fao non è in grado di fermare la speculazione internazionale che, sempre secondo Coldiretti, si è spostata dai mercati finanziari a quelli dei prodotti agricoli.
“Gli ultimi mesi – rileva il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – hanno dimostrato la grande vulnerabilità di un sistema impostato sulla liberalizzazione, spinta del mercato, che ha favorito una nuova colonizzazione dei paesi più poveri che sono stati indotti, dagli alti prezzi, ad esportare invece che a soddisfare il crescente fabbisogno interno”.
Per Coldiretti dall’inizio dell’anno in cinque mesi le speculazioni sulla fame hanno bruciato quasi 60 miliardi di euro solo per il grano con il prezzo che si è impennato del 60% per poi tornare rapidamente ai valori iniziali.
Intanto le ong si ribellano e accusano la Fao di essere causa del maggior spreco di denaro "nonostante la pioggia di finanziamenti promessi dai capi di Stato e le numerosissime proposte di aiuto emerse dal summit- attacca ancora Segrè- nulla è stato detto su alcuni problemi che da tempo affliggono il sistema della cooperazione internazionale allo sviluppo e la questione alimentare a livello globale. Gli attori della cooperazione internazionale si autoalimentano – insistono dal Last minute market”, nata a Bologna alla fine degli anni ’90 con lo scopo di recuperare da supermercati e negozi di tutta Italia i prodotti invenduti per donarli ai piu’ poveri – chi aiuta beneficia molto di più se stesso che non il beneficiario: i doni tornano indietro e i soldi servono in gran parte per mantenersi".