Farefuturo in guerra col passato (degli altri)

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Farefuturo in guerra col passato (degli altri)

02 Luglio 2010

 

Con un articolo falsamente cauteloso e condiscendente, il magazine web di Farefuturo se la prende con Gaetano Quagliariello per il suo passato radicale contrapposto alle sue attuali convinzioni, che l’autore liquida come “neocon”. Ora a parte lo scarso interesse di tutte le operazioni che scavano nel passato remoto di qualcuno per metterlo in contraddizione con il suo presente, la cosa diviene paradossale se a farlo sono i “nuovi destri” della pattuglia finiana.

Per quanto distanti possano essere le posizioni di uno che è stato radicale negli anni ’80 (quando garantismo, laicità, diritti umani erano i temi chiave di quel partito)  e oggi milita del Pdl,  è piuttosto difficile fare paragoni con  l’evoluzione degli eredi del Msi oggi acquartierati tra Farefuturo e Generazione Italia. Si tratta insomma di un argomento polemico che somiglia molto a un boomerang.

Ma l’errore sostanziale dell’articolo in questione non è tanto nelle premesse, quanto nella dimostrazione finale. Quando per sostenere che Quagliariello non può vantare quel pedigree liberale e di “tutore della privacy” che pure si attribuisce, si fa riferimento alla vicenda di Eluana Englaro.

L’aver gridato nel fuoco della battaglia parlamentare e all’indomani della sua morte: “Eluana è stata ammazzata”, sarebbe per Ffwebmagazine indizio certo di illiberalismo. Mentre, sembra di capire, i veri liberali sarebbero coloro che festeggiavano una sentenza giudiziaria che consentiva di sospendere acqua e cibo alla Englaro.  L’aver cercato di riportare nelle aule parlamentari ciò che si andava dipanando ormai solo nelle aule giudiziarie con una specie di lotteria della buona morte, è – per i fare futuri – indegno di un vero liberale. Non solo, Quagliariello non dovrebbe oggi occuparsi della privacy perché in quell’occasione scelse di “gettare il dolore di una vita in pasto alla propaganda politica”. Ma a noi sembra di ricordare che fu proprio Beppino Englaro a scegliere di gettare nell’agone della politica il suo dolore e quello della figlia. Per farne un caso esemplare e per ottenere una legge adeguata alle sue convinzioni e alla sua tragica esperienza. Legittimo certo, ma altrettanto legittimo scegliere di battersi per una soluzione legislativa diversa senza essere accusati di aver violato la privacy della famiglia Englaro.

Qui i quarti di nobiltà liberale c’entrano poco e a poco approda una polemica su come la si pensasse decenni addietro. Ci sembra invece che l’ingrediente principale per “fare futuro” sia proprio quello che spesso manca agli amici finiani: guardare avanti.