Fate presto, aridateci Bertolaso
19 Gennaio 2017
Nuove scosse di terremoto, di cui quattro oltre i 5 gradi. Un anziano morto nella stalla dove si era recato per accudire i suoi animali. Una persona dispersa. Due ragazzi salvati dall’intervento dei Vigili del Fuoco. E poi la neve. Dalle zone dell’Italia centrale già colpite dal sisma arrivano immagini quasi spettrali. Amatrice e dintorni sepolte dalla neve, gli animali che letteralmente si ghiacciano, le ditte incaricate di rimuovere le macerie ancora ferme perché mancano le condizioni di sicurezza necessarie per intervenire, dicono.
Le promesse erano tante, tra tutte quella più attraente: “Entro gennaio tutti avranno una casa”. Ma non è stato così, e le “casette” dove tanti italiani passeranno i prossimi anni, sembrano tutto meno che un luogo confortevole dove trascorrere qualche anno di vita. Dalle “casette in legno” siamo passati ai container, del resto. La cosa forse più terribile è la sorte degli animali, lasciati al gelo, abbandonati a morire di freddo e di fame: eppure gli allevatori fin dall’inizio hanno chiesto ricoveri temporanei per pecore, mucche, capre, maiali, sapendo bene che in quei luoghi l’inverno è spesso rigido. Da agosto però, nulla è stato fatto. E oggi, dopo che il terremoto ha distrutto le case degli abitanti di Arquata, Norcia e dintorni, il gelo distrugge la loro più importante risorsa economica, gli animali, appunto.
Il governo Renzi aveva annunciato che avrebbe sforato il patto di stabilità europeo per i costi sul terremoto. L’Europa di Juncker, un po’ perché ha capito che andando avanti solo con l’austerity rischia di implodere, un po’ perché tifava per il referendum renziano, ma soprattutto perché è già previsto che i costi per eventi eccezionali come i cataclismi vengano computati fuori dal patto, ha accettato. Peccato però che nei giorni scorsi Bruxelles abbia comunque inviato la lettera di richiamo a Roma sullo sforamento dei conti pubblici, tre miliardi e mezzo il prezzo del riallineamento.
Dunque Renzi ha ‘sforato’ ma non per i costi del terremoto, su cui la copertura c’era, bensì per tante altre cose, mance e mancette che gli servivano per vincere, appunto, il referendum. A guardare le immagini che arrivano dall’Italia centrale (ma anche a guardare i numeri della legge di stabilità), l’impressione è che si sia messo poco, troppo poco, per la sicurezza di quei luoghi e la ricostruzione, e si sia dato invece molto, troppo, ai vari De Luca e company con l’obiettivo di far passare il Sì referendario. Tante risorse sprecate visto che gli italiani hanno risposto con un sonoro NO alla riforma.
Tutto questo non può che lasciare perplessi, visto che Renzi e alte cariche dello stato avevano assicurato che stavolta sarebbe stato tutto diverso, che al posto delle “new town” dell’Aquila avremmo avuto le “casette” renziane e il progetto “Casa Italia” con i grandi architetti, mentre invece la situazione è quella che è sotto gli occhi di tutti. Mentre invece l’allora commissario Bertolaso s’impegnò per far arrivare le risorse economiche che servivano all’Abruzzo, soldi stanziati, subito, anche se qualche Regione non li spese, o li spese altrove. Ricapitolando: l’Italia ha sforato il patto di stabilità ma l’Europa non ci ha negato quello che serviva per la ricostruzione delle zone terremotate, a partire dalla cattedrale di Norcia. Il nuovo presidente del parlamento europeo, Tajani, ha assicurato che sarà presto in visita nell’Italia centrale. Quello che invece Bruxelles ci nega sono le spese pazze, il deficit e il debito pubblico fuori controllo.
Renzi e i suoi cloni adesso pensano di cavarsela con nuovi sgravi fiscali per le zone colpite dal terremoto, che vuol dire far anticipare ai contribuenti i costi della ricostruzione. Ma dove sono finiti i soldi che erano stati promessi? Il “generale inverno” è arrivato come previsto, lo dicevano tutti, ma non è stato fatto abbastanza per prevenire gli effetti della morsa del gelo in borghi e città colpiti dal terremoto, e insieme all’inverno è anche arrivata la lettera della Ue che di tutto parla ma non dello sforamento sui costi per la ricostruzione. Dunque, di nuovo, che fine hanno fatto le belle promesse, e con quale coraggio Renzi e i suoi continuatori provano a raccontarci di aver fatto meglio dei governi che li hanno preceduti?