Faticoso fare i garantisti  col figlio di Di Pietro

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Faticoso fare i garantisti col figlio di Di Pietro

24 Dicembre 2008

Voi lo sapete che questo è un giornale garantista a tutta prova. Perciò anche quando leggiamo le intercettazioni tra Cristiano Di Pietro e  il provveditore alle Opere Pubbliche, Mauro Mautone, uomo di fiducia di Alfredo Romeo, saremmo portati ad una certa indulgenza.

In fondo cosa ha fatto l’ingenuo ragazzotto? Chiamava un potente funzionario per piazzare suoi amici in questo o quel posto: una spintarella, che sarà mai? E’ vero che nel frattempo il padre era Ministro dei Lavori Pubblici e quindi la cosa non è elegantissima, ma Mautone ha spiegato che le segnalazioni di Cristiano si riferivano a ottimi professionisti. E pazienza se poi altri professionisti altrettanto bravi ma senza santi dipietristi in paradiso restavano al palo.

Dà anche un certo fastidio sentire Di Pietro parlare di "giustizia a orologeria", associando l’inchiesta che coinvolge il figlio alla sua uscita dalla giunta di Napoli, e fa un po’ ridere sentirlo dire che quelle telefonare "non hanno rilevanza penale".

Ma insomma, si sa, i figli so’ pezz’e core. E Di Pietro mostra almeno di avere un cuore di padre. Vorremmo quindi far finta di niente e archiviare la vicenda tra le tante dell’assurda giustizia telefonica italiana.

Poi però ci tornano in mente le dichiarazioni di Di Pietro quando vennero pubblicate in lungo e in largo le telefonate tra Berlusconi e l’allora direttore della fiction Rai, Agostino Saccà. Vi ricordate? Copertine dell’Espresso, intere paginate dei giornali trasudanti di sdegno, articolesse che spiegavano come e perché Berlusconi dovesse essere messo al bando dalla politica oltre che in galera. In fondo la differenza tra le due vicende è che in un caso di parla di geometri e ingegneri e nell’altro di veline e cantanti.

Cosa disse allora Di Pietro tra le tante cose? Ecco: "Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo". Questo è Di Pietro, che allora se ne infischiava della rilevanza penale delle intercettazioni (che poi si è visto non esserci dato che tutto è stato  archiviato), ma maramaldeggiava da par suo.

E allora, mettiamo da parte per un po’ il garantismo e confessiamo che delle telefonate di Cristiano Di Pietro ne vorremmo leggere ancora e ancora.