FD: attesi in più di centomila tra credenti e non credenti

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FD: attesi in più di centomila tra credenti e non credenti

09 Maggio 2007

“L’obiettivo è portare in piazza almeno 100mila persone. Certo ogni persona in più è grazia di Dio, ma se raggiungiamo i 100mila sarà un successo”. Sono cautamente ottimisti gli organizzatori del Family day che, nel corso di una conferenza stampa congiunta organizzata dal Comitato laico in difesa della famiglia e i rappresentanti del mondo cattolico che hanno organizzato la piazza del 12 maggio a San Giovanni, hanno fugato ogni possibile dubbio sulla strumentalizzazione della piazza: “tutti coloro che hanno tentato di presentare l’incontro del 12 come una spaccatura tra laici e cattolici hanno fallito”. Quella di San Giovanni sarà una piazza trasversale, propositiva e non aggressiva. Nessuna contestazione né provocazione potrà essere accolta, nessuno striscione, nessuna bandiera di partito.  Il FD deve essere una festa per le famiglie, che unisce tutti. “Come cattolici non abbiamo voluto mettere in campo le nostre convinzioni sul matrimonio. Chi ci accusa di voler clerichizzare l’iniziativa dovrebbe sapere che il matrimonio civile è laico”, afferma Savino Pezzotta, portavoce del FD. Questo significa che è del tutto strumentale, dunque, parlare della piazza della Chiesa. “Se avessimo voluto essere l’esercito del Papa saremmo andati in Piazza San Pietro”.

Secondo i promotori della conferenza stampa, strumentalizzare il FD presentandolo in termini contrappositivi è la conseguenza della reviviscenza di un antico dissidio tra mondo laico e mondo cattolico che non esiste più da tempo. Lo dice a chiare note Gaetano Quagliariello, senatore forzista, che ha organizzato e promosso il Comitato laico in favore della famiglia. “Ormai quella divisione ha perso ogni senso. La vera frattura è tra due concezioni diverse di laicità: quella che dialoga con il mondo dei credenti, perché in quel mondo rintraccia un interlocutore attento e un terreno comune di valori su cui confrontarsi e quel laicismo relativista che fa dell’opposizione nei confronti della religione il suo elemento identitario”.

Il problema è tutto interno al mondo laico, dunque, e la difesa della famiglia dev’essere portata avanti da credenti e non credenti insieme. “Il primo equivoco sul laicismo e il più pericoloso – precisa Eugenia Roccella, portavoce del Manifesto “Più Famiglia” – viene dall’Europa. È l’Europa a voler far risorgere una differenza laici e cattolici nel nostro paese già in parte superata, perché minoritaria e radicale. È in Europa che il laicismo diventa anticattolicesimo. Quanto è accaduto con Bagnasco è emblematico. Per questo dobbiamo batterci su un piano culturale: per negare l’incompatibilità tra i diritti degli individui e la fede religiosa. Esiste un’ampia area laica che ha paura della desertificazione dell’esperienza”.

I promotori del giorno della famiglia sono chiari: si va in piazza per dire quattro sì e un no: sì alla centralità della famiglia per come è prevista nell’art. 29 della costituzione; sì ad una legge organica sulla famiglia, sì una fiscalità più generosa (anche in termini di tariffe) per i nuclei familiari più numerosi, sì al riconoscimento dei diritti delle persone conviventi attraverso il diritto civile e no ai Dico. “Il sinistrissimo governo Prodi ha prodotto un mostro. I Dico sono un mostro”, afferma Stefania Craxi, parlamentare di Forza Italia, anche lei del Comitato laico pro-famiglia, che aggiunge: “I Dico sono una specie di matrimonio post-moderno che sublima la cultura consumistica, e lo fa per di più con bassa intensità morale. E sono un rischio non solo per il matrimonio cattolico, ma anche per quello laico. Lo rendono temporaneo, effimero, un mezzo impegno che non si capisce cosa sia. La famiglia è una struttura portante dello stato e lo stato ha bisogno di una strutturazione forte. E poi perché lo Stato dovrebbe farsi carico di tutelare i conviventi? La tutela da parte delle istituzioni dev’essere rivolta verso i soggetti deboli, il coniuge debole, i figli. Nei Dico non ci sono neanche i presupposti per esigere un intervento statale”.  E poi la stoccata nei confronti dell’altra piazza, quella dove sfileranno i socialisti di Boselli: “Scendere in piazza per proclamare il proprio entusiastico favore nei confronti dell’aborto o del divorzio ha un che di vecchia battaglia residuale. Il matrimonio è un valore, il divorzio no, è un fallimento. La procreazione è un valore, l’aborto no, è una tragedia. Non sono a favore dell’aborto o del divorzio, ma sono a favore di quelle leggi che li hanno introdotti perché hanno tutelato i diritti degli individui. Sono contro il relativismo dei valori, contro la deriva laicista che vuol assegnare valore a ciò che valore non ha”.

Alla conferenza stampa erano presenti anche i rappresentanti del mondo musulmano, che chiedono chiarezza nei diritti e tutela del valore della famiglia, come presupposto per la tutela della persona che all’interno el nucleo familiare vive e cresce. Anche loro, tra cui moltissime donne musulmane, saranno in piazza San giovanni sabato prossimo. Il più è fatto, dunque. Non resta che aspettare il giorno della manifestazione e contare i numeri: “I numeri nelle manifestazioni di piazza contano, sono il primo a saperlo – conclude Pezzotta – ma, a dirla tutta, il nostro successo lo abbiamo già ottenuto riportando al centro dell’attenzione politica e mediatica un tema così importante, trascurato da decenni”.